Calcio Serie C – Maurizio Lauro: “Un altro anno al Mantova? Io sarei pronto”

Maurizio Lauro
Maurizio Lauro

MANTOVA La soddisfazione di aver condotto il Mantova alla salvezza. Il rammarico di quei 4 mesi vissuti lontano dalla panchina biancorossa. Il difficile rapporto con la piazza. E poi la voglia di riprovarci, magari con un organico più attrezzato. È un Maurizio Lauro disponibile e senza filtri, quello che si concede alla stampa per tracciare un bilancio sulla stagione appena conclusa. Con un occhio al futuro.
Mister, che stagione è stata?
«L’obiettivo della società era la salvezza ed eravamo tutti consapevoli delle difficoltà. Sul budget gravavano 13-14 contratti dello scorso anno che hanno limitato gli interventi sul mercato della società. Per certi versi avevamo le mani legate. In più c’era qualche doppione in organico. Qualche ragazzo (Bertini e De Cenco) l’abbiamo perso strada facendo, qualcun altro (Paudice) aveva bisogno di tempo per crescere…».
Insomma, un impiccio dietro l’altro…
«Eppure, se guardo al mio percorso nella prima parte di stagione, penso che qualche punto in più l’avremmo meritato. In fin dei conti, abbiamo sbagliato solo il primo tempo con la Juve».
Per lei era la prima esperienza nei professionisti. Come l’ha approcciata?
«Ho cercato di adattarmi alla situazione. Anche andando contro alla mia idea di calcio, che prevede un gioco più aggressivo e d’attacco».
Se n’è pentito?
«No, anzi. Credo sia stata una mossa intelligente».
C’è qualcosa che non rifarebbe o farebbe in modo diverso?
«Potevo gestire meglio il gruppo. Magari tenendo conto che qualche giocatore, non rientrando più nei piani ed avendo la testa al mercato, non avrebbe potuto esserci di grosso aiuto. Però la rosa era corta ed avevo bisogno di tutti».
Di cosa va più fiero?
«Penso di aver dato un’organizzazione importante alla squadra. E poi c’è un’altra cosa che mi ha fatto molto piacere».
Quale?
«L’accoglienza dei giocatori al mio ritorno. L’appoggio e la piena disponibilità che hanno dimostrato nei miei confronti. È stata una gratificazione».
Qual è stato il momento migliore della sua stagione?
«Le prime partite. Anche se abbiamo raccolto meno di quanto meritassimo».
E quello più difficile?
«L’esonero. Anche se, risultati alla mano, ammetto che ci poteva stare. Purtroppo, pure in quella fase, con un pizzico di fortuna avremmo raccolto qualche punto in più».
La squadra è cambiata a gennaio: è il suo cruccio?
«Sì. Perchè a gennaio sono arrivati giocatori che hanno innalzato il valore della rosa. Uno in particolare (Monachello, ndr) ha fatto la differenza a livello realizzativo. Penso che col Mantova del girone di ritorno si potesse puntare tranquillamente ai play off».
Tra lei e i tifosi non è scattato il feeling: perchè?
«La frattura risale al post-gara di Crema, quando mi ero lamentato delle contestazioni. Volevo semplicemente difendere la mia squadra. Ho fatto da scudo perchè sapevo che la contestazione avrebbe messo ancora più in difficoltà i ragazzi. Lo rifarei mille volte».
Crede di aver pagato anche per il suo carattere schivo?
«Non lo so, io sono così. Non mi vedrete mai andare sotto la curva e baciare la maglia, piuttosto mando avanti i miei giocatori. Non sono un ruffiano. Mi piace essere giudicato per l’impegno che metto nel mio lavoro e per i risultati che ottengo».
Si aspettava maggior sostegno da qualcuno?
«(sorride) No. Anche in occasione dell’esonero, ricordo di aver detto al direttore Battisti di sentirsi libero di prendere quella decisione, al di là dell’amicizia che ci lega. Mi sono preso le mie responsabilità com’era giusto che fosse».
In definitiva, come esce da questa esperienza: più arricchito o disilluso?
«Con qualche rimpianto. Che rimane nonostante l’obiettivo centrato. Avrei voluto giocarmela interamente, con la squadra rinforzata a gennaio. E poi tirare le somme».
Il futuro: ha già parlato con la società?
«Non ancora».
Cosa si aspetta?
«Nulla di particolare, sono ancora concentrato sugli ultimi allenamenti».
Si darebbe una seconda chance?
«La verità? Sì. O, perlomeno, sarei pronto a giocarmela».
Nel caso, chiederebbe garanzie diverse sulla competitività della squadra?
«È ancora presto per parlare di tutto questo».
Vuole ringraziare qualcuno?
«Il mio staff, i giocatori… Come ho detto dopo la partita con la Pro Vercelli, “la salvezza è di tutti”. E questa frase riassume… tutto».

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