Calcio Serie D – Mantova, Brando a 360 gradi tra soddisfazioni, critiche e buoni propositi

L'allenatore del Mantova, Lucio Brando
L'allenatore del Mantova, Lucio Brando

Mantova Se c’è un personaggio cui il 2019 ha riservato grandi soddisfazioni a livello professionale, questi è senza dubbio  Lucio Brando. Il tecnico piemontese si è dapprima messo in luce col Fiorenzuola, portandolo fino alla semifinale play off col Modena (persa ai supplementari); per poi essere scelto dal Mantova per la missione delle missioni: riportarlo tra i professionisti. In attesa di affacciarci al decisivo 2020, tracciamo con Brando il bilancio dell’anno che sta per concludersi. Una chiacchierata a 360 gradi nella quale l’allenatore biancorosso rivendica i risultati raggiunti finora, non risparmia critiche agli “incontentabili” e indica la strada per centrare l’obiettivo che tutta Mantova gli chiede: la promozione in Serie C.
 Mister, prima di tutto le chiediamo se è riuscito a staccare la spina in queste mini-vacanze natalizie…
«Me lo sono imposto, come faccio tutti gli anni. Ho pensato solo a godermi le persone a me più care, senza pensare un solo minuto al calcio».
 C’è lo stress alla base di questa scelta?
«No, fortunatamente vivo la mia professione con razionale equilibrio. Semplicemente ritengo sia necessario un periodo di stacco per ricaricare le batterie. Anzi, fosse stato per me, l’avrei allungato di un’altra settimana».
 Non è l’unico a pensarla così…
«Siamo l’unica categoria, Serie A esclusa, che si ferma per una sola settimana. Penso che tutti noi, a partire dai giocatori, avremmo diritto a trascorrere qualche giorno in più in famiglia. Potevamo, magari, ricominciare il 12 gennaio e inserire più avanti un turno infrasettimanale per recuperare quello del 5».
 Qual è il bilancio personale di questi primi sei mesi al Mantova?
«Avevo delle speranze, più che delle aspettative: la speranza di impormi come allenatore e come persona, di farmi rispettare e di farmi volere bene. Penso di avere centrato questi obiettivi. Va tutto bene con lo spogliatoio, con lo staff e con la società. Va abbastanza bene con la piazza».
 Perchè dice “abbastanza”? C’è un motivo?
«Premetto che ho la consapevolezza di non poter piacere a tutti. E premetto che ognuno ha il diritto di esprimere la sua opinione. Detto ciò, certi commenti negativi che sento e leggo sui social mi sembrano ingenerosi. I numeri sono chiari, ma non solo quelli. I 49 gol segnati non possono essere solo frutto di giocate individuali: la squadra gioca bene, crea, non vive dell’1-0. E mi dispiace, non tanto per me quanto per i ragazzi, che qualcuno non lo riconosca».
 Si tratta pur sempre di una minoranza…
«D’accordo. Comprendo anche che la piazza sia stanca della Serie D. Ma qui siamo e da qui dobbiamo uscire. Tutti insieme e non dando nulla per scontato. E, soprattutto, non pensando al passato».
 Qual è la qualità migliore che attribuisce al suo Mantova?
«La capacità di adattarsi ai contesti e agli avversari più svariati: dalle squadre blasonate della Tim Cup a tutte quelle incontrate in campionato. Abbiamo dimostrato di sapere indossare sia l’abito da sera che la tuta da operaio».
 Dove, invece, intravede più margini di miglioramento?
«Abbiamo attraversato diverse “psicosi”: quella del prendere gol a ogni partita, quella degli approcci sbagliati, quella delle palle inattive… Le abbiamo corrette tutte, anche se ovviamente non saremo mai perfetti. Perciò, tornando alla domanda, qualcosa da sistemare c’è sempre, ma si tratta di situazioni circoscritte e non così influenti».
 Qual è il Mantova che le è piaciuto di più?
«Quello più “completo” l’ho visto contro il Ciliverghe».
 E l’emozione più forte che ha provato in questi sei mesi biancorossi?
«La corsa sotto la Te dopo la prima vittoria in campionato, contro la Calvina. Non ci ero abituato».
 Proprio dalla Calvina si ripartirà il 5 gennaio…
«È una squadra che mi preoccupa, perchè si è rinforzata tanto e che sono sicuro farà benissimo nel girone di ritorno. Anzi, se il campionato partisse oggi, sarebbe tra le favorite».
 Si possono gestire 6 punti di vantaggio sul Fiorenzuola?
«Non c’è un bel niente da gestire. Sarà, anzi, importantissimo viaggiare agli stessi ritmi delle prime gare d’andata. Per questo considero gennaio un mese fondamentale per noi».
 Il Fiorenzuola è a 6 punti ma non molla…
«E io ripeto per l’ennesima volta che ognuno fa il suo percorso. Noi non dobbiamo pensare al Fiorenzuola. Rischia solo di disturbarci e condizionarci».
 Capitolo mercato: si aspetta qualcosa dalla società? Si parla di un attaccante…
«Il direttore e la società conoscono il mio pensiero, ma non sarò certo io a battere i pugni sul tavolo. In un’altra situazione e in un altro contesto magari sì. Ma non qui, dove c’è estrema consapevolezza di quel che si fa».
 Mister, si faccia un augurio. Per lei e per i tifosi mantovani…
«Spero che il 2020 sia un anno che ricorderanno in tanti e per lungo tempo. Su questo stiamo lavorando tutti: squadra, staff tecnico e società».