Rugby – Gianni Fava: “Orgoglio ed entusiasmo a Viadana per il Mondiale U20”

VIADANA Il Campionato del Mondo Under 20 torna in Italia e a Viadana a distanza di dieci anni da quello del 2015. Onere e Onore tornano a essere messi a sistema con tutti i riflettori puntati sullo Zaffanella, oltre che sugli altri impianti sportivi scelti tra Lombardia e Veneto. L’uomo più adatto a fare luce sulla portata della kermesse iridata è Gianni Fava. Il Mondiale del 2015 fu un successo in termini di visibilità e comunicazione; quello mancato per il Covid nel 2020 portò a una grande delusione, ma oggi i motori per fare ripartire questo grande evento sono accesi con grande entusiasmo… «Molto grande – spiega il dirigente – Nel 2020 c’erano tutte le condizioni per replicare e forse migliorare il 2015; poi è arrivato il Covid ed è cambiato il mondo. Di conseguenza è cambiato il rugby e abbiamo vissuto tutti quella mancata edizione come fosse l’ultima occasione. Fra il 2022 e 2023 siamo tornati a proporci a World Rugby, ma senza successo; quando è arrivato Andrea Duodo alla presidenza FIR, siamo tornati in pista».

Come si è arrivati a questa decisione?

«Grazie alla determinazione della nuova governance federale e del nuovo presidente che ha scelto di assumersi qualche rischio (molto ben ponderato) e di riproporsi all’organismo internazionale con rinnovata credibilità. Organizzare un Mondiale (seppur juniores) non è banale. Esistono rischi organizzativi, logistici e anche economici che necessitano di una struttura adeguata. E oggi FIR ne dispone».

Siedi ai consessi di World Rugby e FIR, qual è stato il tuo ruolo?

«Nessuno in particolare. Cerco di fare il mio mestiere, stando al mio posto e cercando di portare avanti l’interesse di tutto il movimento mondiale. World Rugby è una grande struttura dove conta molto la credibilità e la capacità relazionale dei soggetti che si interfacciano con la stessa. Dopo la presidenza Beaumont, col quale ho avuto un buon rapporto personale da sempre, ora è arrivato l’australiano Brett Robinson e anche con lui stiamo cercando di confrontarci sulle strategie da attuare per il futuro».

Quali motivazioni sono state addotte per la scelta?

«La capacità organizzativa, la vocazione rugbystica delle sedi ospitanti (che hanno tutte d club solidi e di tradizione), l’alternativa di emisferi (la scorsa edizione si è svolta in Sudafrica) e il rinnovato interesse del grande pubblico per il rugby che si è visto con le presenze al Sei Nazioni di quest’anno, che credo supererà le 200 mila unità all’Olimpico nelle tre date previste. Da ultimo il grande lavoro di Antonella Gualandri che presiede il comitato organizzativo ed è manager sportivo molto affidabile e che con un direttore del torneo del calibro di Claudio Perruzza può solo fare bene».

Onere e Onore, qual è il sentimento dominante?

«Il secondo. Avere realtà medio 10piccole del panorama internazionale proiettate fra i grandi della palla ovale non può essere considerato banale. Ricordo bene 10 anni fa; allora fu evidente il senso di orgoglio che si provava in giro per essere stati selezionati per un evento di simile portata. Credo si ripeterà qualcosa del genere anche stavolta».

Nel 2015 la finale fu a Cremona, in questa edizione potrebbe essere Parma?

«Non penso. La finale sarà in una Regione ospitante il torneo: Lombardia o più probabilmente in Veneto».