Viadana Ci sono alcuni punti fermi nella storia moderna del Rugby Viadana: uno di questi è Antonio Denti, che con Colorno ha tagliato il ragguardevole traguardo delle 212 presenze in giallonero, una quota di grande prestigio che potrebbe incrementare ulteriormente, complice anche la squalifica di Rodrigo Oubiña. E’ possibile quindi che Mignucci e proprio Denti si alternino nel ruolo di pilone destro, anche se non è da ignorare l’alternativa Mistretta , che solitamente gioca a sinistra. Di battaglie con Padova, Denti ne ha giocate molte, dunque il suo è un parere più che autorevole: «Mai come quest’anno qualunque campo è quello buono per riscattarsi dopo una sconfitta, per il valore e le capacità che tutte le squadre stanno dimostrando; proprio per questo ultimamente abbiamo ricevuto molte critiche sullo stile “Viadana vince, ma non ruggisce”, però non credo sia giusto perché non rende merito a una stagione in cui siamo primi e praticamente già nei play off. E soprattutto non tiene conto del fatto che in campo ci sono avversari bravi a studiarci: tutti vogliono battere la capolista».
Con la squalifica di Oubiña potrebbe esserci spazio per te a destra?
«Sono al servizio di Gibo e del Viadana: 1, 2, 3, 10 o water boy come nell’ultima partita non fa alcuna differenza: cerco di fare il mio meglio».
Quella di impact player è una definizione che ti piace? La condividi?
«Non so se posso essere chiamato impact player o meno; sicuramente dopo anni ho un po’ di esperienza che può essere utile nella parte finale delle partite, ma non credo sia una soluzione per determinare una vittoria o una sconfitta. Tutti quelli in panchina devono essere impact player perché molto volte sono le panchine che vincono o perdono le partite».
Quando entri in campo il pubblico viadanese ti tributa sempre un saluto molto caloroso…
«Tendenzialmente quando gioco cerco di estraniarmi da quello che sta intorno. Sì, quello che arriva da fuori lo percepisco; non la vedo come un’ulteriore carica perché non ne ho bisogno, ma è per me motivo di grande orgoglio. Mi fa pensare che forse in tutti questi anni qualcosa di buono son riuscito a lasciarlo, e spero sia in campo sia fuori a livello umano».
Alessandro Soragna