Viadana La Finale Scudetto non dura solo ottanta minuti. Inizia ben prima del kick off e continua ben oltre l’ultima mischia. La sua attesa è palpabile, il suo racconto si intreccia con le emozioni, le cicatrici e le speranze di un popolo intero. A Viadana, questa settimana, non è stata una semplice vigilia. È stata una marcia. Una preparazione collettiva al giorno in cui tutto può cambiare. Oggi, al “Lanfranchi” di Parma, il Rugby Viadana 1970 giocherà la sua sesta finale scudetto. Davanti ci sarà Rovigo, rivale storica ma mai affrontata prima nell’atto conclusivo. Un inedito assoluto in 95 edizioni di campionato, un duello che già per storia e passione promette scintille. La posta in palio è altissima. Ma ciò che sta accadendo intorno, ciò che si muove fuori dal campo, ha qualcosa di unico.
Un popolo in viaggio
Saranno circa 2500 i tifosi viadanesi che coloreranno il settore giallonero del Lanfranchi. Su un totale di 4500 spettatori, oltre la metà parlerà il linguaggio del Po, della fatica, dell’appartenenza. Pullman, auto, carovane familiari: un vero esodo sportivo che sta facendo vibrare un’intera comunità. Le due curve più calde del campionato si daranno battaglia sugli spalti: da una parte Miclas e River Boys, dall’altra le Posse Rossoblù e Passione Rossoblù. Ma Viadana, si sa, quando c’è da cantare lo fa a pieni polmoni. E a Parma si sentirà forte.
La città che sogna
Chi non potrà esserci fisicamente, vivrà la finale nel cuore del paese. Due maxischermi – uno ai Giardini e uno alla Club House 1.3 dello Stadio Zaffanella – accoglieranno centinaia di tifosi, famiglie, ex giocatori, bambini con il volto dipinto e anziani con la sciarpa sulle spalle. Perché qui, ogni finale è una questione di identità. Da giorni le vie di Viadana si sono colorate di giallonero. Le vetrine, i balconi, persino i segnali stradali raccontano una passione che non conosce limiti. È come se tutta la città stesse trattenendo il fiato, aspettando il momento in cui potrà esplodere.
Un cammino che parte da lontano
Viadana arriva a questa finale dopo anni di lavoro, ricostruzione e visione. Una finale non si gioca mai in ottanta minuti: si costruisce nel tempo, nel silenzio dei campi d’allenamento, nelle delusioni che diventano forza. La finale persa del 2024 contro il Petrarca brucia ancora. Ma ha lasciato in eredità una consapevolezza nuova. Questo gruppo ha imparato a soffrire, ha imparato a vincere, ha imparato a sognare senza paura. Viadana ha costruito un progetto solido, tornando stabilmente ai vertici. E oggi un altro capitolo da scrivere. In totale sono cinque le finali scudetto disputate dai gialloneri, con un unico trionfo nel 2002, proprio a Rovigo contro Calvisano. Da allora, tre finali perse contro la Benetton Treviso e l’ultima beffa contro il Petrarca. Rovigo, dal canto suo, è alla nona finale negli ultimi venticinque anni, con tre titoli vinti e tanti dolori, soprattutto contro Calvisano. Ma mai contro Viadana. E nemmeno in Coppa Italia – dove i mantovani sono più titolati e i rodigini detentori del trofeo – le due squadre si sono mai sfidate in finale. Oggi è la prima volta, ed è forse anche per questo che questa partita sembra avere un’aura diversa. È una sfida attesa, evocata, costruita nel tempo.
Ottanta minuti per un sogno
Viadana si affiderà alla sua anima operaia, al suo cuore grande, a quei 23 guerrieri scelti da coach Pavan per trasformare un sogno in realtà. Ma il vero protagonista, a margine del campo, sarà il tifo. Viadana non sarà sola. Viadana non è mai sola. E allora che sia battaglia, che sia festa. Ottanta minuti per scrivere la storia. Ma la finale, in fondo, è già cominciata.








































