Nel dolore delle vite incatenate dalle convenzioni

MANTOVA Ruoli e doveri, silenzio e dolore in una società piena di pregiudizi e barriere sociali che incatenano le persone – quelle stesse persone che qualcuno chiamerebbe “diverse” o “minoranze” – in una vita fatta di oppressioni e scatole dentro cui esprimere il proprio “io” diventa sempre più difficile, a volte anche impossibile. È questo il tema trattato con profonda delicatezza ed al contempo cruenta realtà da Ivana Bodrozic in “Figli, figlie“ (ed. Sellerio) ieri presentato al Teatro Bibiena con Lella Costa che è magistralmente entrata in quelle pagine di cui ha letto, davanti ad un pubblico tanto attento quanto coinvolto, alcune pagine mettendo in risalto la scrittura penetrate e diretta della scrittrice nata sul confine tra Croazia e Serbia, dove ha vissuto fino o fino all’inizio del conflitto nell’ex Jugoslavia nel 1991.
Un romanzo, quello presentato da Bodrozic, che ha avuto una lunga quanto complessa gestazione in cui la scrittrice è entrata in punta di piedi quasi per paura di raccontare sentimenti che non aveva vissuto in prima persona ma che nascevano da quell’empatia che ognuno di noi dovrebbe avere. «Ogni letteratura è socialmente impegnata – ha, infatti, detto Bodrozic – e noi scrittori abbiamo la responsabilità di parlare». Parlare di quel bisogno comune a tutti gli esseri umani, ovvero. «essere accettati, non essere vittime di violenza e poter essere liberi di essere noi stessi. Questa è una questione universale», ha detto la scrittrice.
Bisogno di essere e mostrarsi sé stessi che in “Figli, figlie“ la scrittrice racconta attraverso tre diverse figure: una madre, una figlia e la sua compagna. La prima imprigionata nel ruolo di madre e moglie, costretta in una vita che non vorrebbe da una società patriarcale; la seconda costretta da un incidente a vivere segregata nel proprio corpo, immersa nel proprio pensiero, e la terza imprigionata in un corpo di donna che non sente suo e che quando lascerà la obbligherà ad affrontare pregiudizi e gli sguardi attoniti di cui è ancora ancorato al passato. (v.g.)