MANTOVA – Lettere minatorie, nonché manifesti con fotomontaggi osceni e frasi offensive disseminati per tutto il paese. Questo, stando al quadro inquirente, l’incubo vissuto da una donna di Poggio Rusco per mano dell’ex fidanzato, ora a processo per l’ipotesi di stalking. Una vicenda risalente nello specifico al 2019 quando, a partire da quell’estate, la presunta vittima, costituitasi parte civile, aveva deciso di troncare la relazione sentimentale con l’uomo che non voleva più avere accanto. Ma questi, oggi 53enne, non accettando tale abbandono avrebbe di contro preso a perseguitare la ex, tramite pedinamenti, appostamenti e telefonate. Una presenza asfissiante da cui la donna sarebbe stata costretta a difendersi ogni giorno, al punto da arrivare altresì a cambiare le proprie abitudini di vita, fino a sprofondare sempre più nella depressione. Non episodi occasionali quelli a lui contestati, ma bensì una vera e propria persecuzione a cadenza regolare. Via posta alla persona offesa sarebbero infatti arrivate diverse missive anonime, decine in pochi mesi, dai contenuti offensivi nonché, a volte, minacciosi, oltre a mazzi di fiori e scatole di cioccolatini accompagnati però da bigliettini carichi di insulti. A quel punto, spaventata, la donna si era quindi rivolta ai carabinieri. Ma l’escalation, come già riferito in aula dalla stessa parte lesa, non avrebbe accennato ad arrestarsi; così nel dicembre di quell’anno erano pure comparsi dei fogli stampati a colori in formato A4 che la ritraevano in espliciti fotomontaggi, accompagnati da pesanti e volgari offese. Manifesti attaccati nottetempo in diversi punti del paese, tra cui davanti a un supermercato e ad altri esercizi pubblici; in una precedente occasione invece cartelli con frasi offensive sarebbero pure comparsi nel luogo dove lei lavorava, nella circostanza intimando addirittura all’azienda di cui era dipendente di licenziarla. Tra i vari testimoni della pubblica accusa escussi ieri in aula anche il figlio della donna che oltre a confermare le persecuzioni subite dalla madre ha pure addotto agli atti, innanzi al giudice Stefano Ponti, un file audio tramite cui l’imputato avrebbe minacciato e intimidito la parte offesa. Prossima seduta fissata per il 26 gennaio.





































