Abusi edilizi in cartiera, tutto rinviato per Covid

MANTOVA –  È slittato al prossimo 11 settembre l’avvio del processo per abuso edilizio instaurato a carico di dodici persone, tra dirigenti della società che gestisce la cartiera ex Burgo, nonchè progettisti e responsabili delle aziende che a suo tempo, tra il 2017 e il 2018, avevano avuto in appalto i lavori di ammodernamento dell’impianto Nervi di via Poggio Reale. Ieri mattina, davanti al giudice monocratico Chiara Comunale, vi era infatti in calendario l’udienza per l’ammissione degli elementi probatori, ma la seduta, complici sia le norme anti covid – mantenere il distanziamento sociale in un aula con una dozzina di imputati e almeno altrettanti difensori, oltre a giudice, pubblico ministero e cancellieri risultava particolarmente difficoltoso – che l’intercorsa sanatoria delle opere abusive oggetto dello stesso procedimento, ha portato a posticipare l’eventuale apertura della fase dibattimentale al prossimo autunno. Eventuale, in quanto, dopo il recente via libera alla produzione senza inceneritore nonchè il parere favorevole di tutti e sette gli enti interessati tra cui Comune, Provincia e Parco del Mincio, circa la compatibilità antisismica, ambientale e da calcestruzzo armato dei manufatti oggetto del fascicolo si va verso un’auspicabile chiusura della vicenda anche in sede penale. Le indagini, di cui si era occupato il Nucleo di polizia edilizia del comando di Polizia locale di viale Fiume, si erano concluse a luglio 2019 con le notifiche del caso a tutti gli indagati, tra cui Bruno Zago, amministratore delegato di Pro-Gest e del figlio Francesco, direttore generale delle cartiere del gruppo Villa Lagarina. Nello specifico i capi di imputazioni attenevano a vario titolo la realizzazione di opere edilizie in assenza del permesso di costruire, di opere eseguite senza autorizzazione paesaggistica, o in difformità dai permessi ottenuti, ma anche di falso, formulato nella circostanza a carico di tre indagati. Opere che riguardavano in particolare la facciata nord dello stabilimento e il depuratore. La Procura aveva pure definito “insanabili” alcune opere realizzate in assenza di titolo edilizio, e quindi reato inestinguibile nemmeno a fronte del pagamento di un’ammenda.