Bar e ristoranti ritrovano i turisti ma non trovano baristi e camerieri

MANTOVA  Una marea di potenziali clienti, accolti da ristoranti e bar aperti. È stato un fine settimana d’oro per gli esercenti mantovani, che hanno ospitato nelle propri sale una parte dei trentaduemila visitatori che il ponte della liberazione ha portato nel capoluogo. “Un periodo lavorativo paragonabile a quello del Festivaletteratura- spiegano alla Bottega del Caffè, in via Verdi- che neanche il temporale di martedì pomeriggio è riuscito a guastare: ritirati i caffè, abbiamo servito cioccolate calde con panna”. Idem il punto di vista di Marco Gialdi, titolare del Caffè Sociale e Bar Venezia: “ Sono stati giorni molto positivi e abbiamo lavorato tanto”, ma aggiunge, c’è il problema del personale. “Tutte le strutture del turismo sono alla ricerca di personale – scrive Gialdi sul proprio profilo facebook -, nella nostra città sta diventando un problema serio, non si riuscirà a dare un servizio adeguato ai clienti ed ai turisti, dovremo ridurre le ore di apertura . Il dato significativo è che se ne vanno anche quelli con contratti a tempo indeterminato, con orari decisamente migliori del passato e con stipendi di qualità, con ferie garantite, max 8 ore al giorno, con turni che lasciano avere una vita personale , ecco che diventa veramente difficile tenere aperti per molte ore i locali e sopportare i costi che hanno bisogno invece di incassi che senza personale non si possono fare”. “Sicuramente una parte dei visitatori si è fermata sul territorio – osserva Giampietro Ferri, presidente di FIPE Mantova -, e tutto il pubblico esercizio, ristoranti, bar e alberghi, hanno lavorato in modo entusiasmante”. Un super lavoro in concomitanza con il “ STREEAT ® Food Truck Festival”, la festa dedicata al miglior cibo da strada, con food-truck provenienti da tutta Italia, ubicati presso le sponde del lungolago dal 21 al 25 di aprile. “ Non c’è competitività  in questi frangenti di super lavoro– continua Ferri- e abbiamo bisogno anche di queste iniziative, capaci di attrarre l’interesse del cliente, senza far mancare la componente qualitativa, come si richiede ad una città patrimonio dell’Unesco”. Il metro di paragone per iniziare ad imparare a de-stagionalizzare il nostro territorio è sempre la città di Verona. “ L’obbiettivo- continua Ferri- per essere attrattivi a 360 gradi, risiede anche nel portare l’occupazione media del personale di servizio ad un livello accettabile, capace poi di gestire anche i picchi di richieste al 95%. Per fare questo dobbiamo lavorare sulla competenza, capacità di attrazione e valorizzare quello che facciamo ”. “Il cibo è popolare – conclude-  ma la cultura del mangiare bene, non lo è. Ed è qui dobbiamo insistere: riuscire ad attrarre gente,  farci conoscere per le qualità territoriali che ci appartengono e sviluppare una mentalità vincente, rispecchiando in ogni evento la cultura e bellezza del territorio”.