MANTOVA Erano stati rapinati da un individuo, che a volto coperto e coltello in pugno, li aveva assaliti all’uscita del sottopasso pedonale tra via Visi e Palazzo Te. Vittime del raid predatorio, occorso in città il 2 marzo scorso, un ragazzo e una ragazza, (lui italiano 40enne, lei nordafricana sui 30 anni) di ritorno a casa dopo una serata trascorsa al luna park sul Te. Ma dalle indagini condotte dai carabinieri di Mantova, era però emersa una verità del tutto diversa, vale a dire che ad essere rapinato realmente era stato soltanto l’uomo, derubato di circa 200 euro, mentre la donna con lui quella sera era finita in carcere assieme all’autore del colpo, anch’egli trentenne magrebino, in quanto sua complice. L’arresto della coppia era quindi scattato un paio di mesi dopo all’esito dei dovuti approfondimenti investigativi da cui si era evinto come la giovane, sulla base delle intercettazioni telefoniche, fosse stata in contatto con l’autore della rapina giusto pochi istanti prima del colpo. Inoltre ad insospettire gli inquirenti era stata pure la sua reazione apparsa dalle telecamere di videosorveglianza per nulla intimorita. Inoltre a seguito di perquisizione domiciliare era emerso come i due connazionali condividessero la stessa abitazione in città. Ieri mattina i due imputati, difesi entrambi dall’avvocato Stefano Paloschi del Foro di Brescia hanno patteggiato davanti al gup Beatrice Bergamasco due anni di reclusione ciascuno con pena sospesa a fronte della riconosciuta attenuante del risarcimento del danno alla persona offesa.