Dal Pakistan a Mantova. Senzatetto da un mese vive davanti alla questura

MANTOVA Da un mese e quattro giorni Muhammad Mazhar vive davanti all’ingresso della questura in piazza Sordello. Ventisei anni, irregolare, senza fissa dimora, è partito da Faisilabadm nel cuore del Pakistan tre mesi fa, fuggendo dal cognato che più volte lo ha minacciato di morte arrivando anche a ferirlo al naso e all’addome. Una triste vicenda di screzi famigliari, che lo ha portato a raccogliere poche cose e a lasciare il Paese alla ricerca di maggiore fortuna. Ma come ci è arrivato a Mantova, Muhammad? “Ho lasciato il Pakistan prima a piedi e poi a bordo di sgangherati autobus fino alla Turchia. Poi ho alternato treni e lunghe camminate attraverso Serbia e Croazia. Perché proprio Mantova? Alcuni amici mi avevano detto di venire qui poiché mi avrebbero aiutato sicuramente”. Invece niente. Solo qualche parola spesa, ma lasciata poi al vento, tante promesse, altrettanti consigli ma nulla, assolutamente nulla di concreto. Al mattino, ogni tanto, gli agenti della questura gli allungano la colazione, qualcosa di caldo per affrontare le rigide temperature di questi giorni. “Ho preso contatti con la Caritas, ogni tanto mangio qualcosa da loro, ma per quanto riguarda una sistemazione, anche provvisoria, nulla di nulla. Ho dormito sotto i ponti della città, ma sono stato cacciato e minacciato da altre persone che non volevano “invadessi” il loro territorio. Ecco perché rimango qui in piazza: mi sento più sicuro e ho il riparo dei portici”. Una storia come tante, una di quelle che suscita compassione, ma che allo stesso tempo avrebbe davvero bisogno di una svolta. Muhammad parla solo inglese, non capisce una parola di italiano e non ha la più pallida idea a quali porte bussare. “Amici? Qualche connazionale che ho incontrato qui davanti alla questura mi ha dato consigli, ma nessuno mi ha offerto un tetto dove ripararmi“. Aspetta Muhammad, ma l’impressione è che non sappia nemmeno lui che cosa aspettare.