Dalla protesta di Bruxelles a caregiver per scelta

MANTOVA Il termine anglosassone “caregiver” è entrato ormai stabilmente nell’uso comune e indica la persona che si prende cura di un proprio caro e si riferisce naturalmente a tutti i familiari che assistono un loro congiunto ammalato e/o disabile. Anche sul nostro territorio vi sono persone che quotidianamente dispensano cure e conforto ai loro familiari. Ne sa qualcosa il sessantaduenne mantovano Stefano Gavioli che ha iniziato ad occuparsi a tempo pieno di suo papà Otello (rimasto vedovo) circa tre mesi prima che scoppiasse la pandemia fino alla sua scomparsa avvenuta lo scorso otto settembre. Stefano ha deciso quindi di trasferirsi durante il periodo della reclusione forzata a casa del papà a Porto Mantovano per seguirlo in tutto per tutto. “Mio padre si era sentito male ed era finito all’ospedale-racconta Gavioli- al ritorno, nel suo appartamento, aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui. Assumere una badante a tempo pieno, e per un lungo periodo, non era la soluzione adatta a mio padre che, visto la sua modesta pensione da commerciante, non poteva permettersela. Abbiamo così unito le nostre solitudini e abbiamo risparmiato”. Gavioli nel 2014 si è reso famoso per essersi recato in bicicletta a Bruxelles per lanciare una petizione al Parlamento Europeo dopo avere subito un immeritato licenziamento da una fabbrica metalmeccanica di Pegognaga per la quale aveva lavorato in qualità di operaio per 15 anni. Con il supporto e la preziosa collaborazione dei giornalisti mantovani Emanuele Salvato e Guido Mario Pavesi che lo hanno seguito in questo bizzarro viaggio nel cuore dell’Europa, oltrepassando le Alpi, si è fatto ricevere dalla vicepresidente Ulrike Lunacek e dalla presidente della Commissione Petizioni Cecilia Wikstrom. Dunque Gavioli si è dimostrato uomo di grande tempra morale, non nuovo ad imprese particolari e anche l’ultima che ha compiuto dedicandosi anima e corpo al papà malato merita un plauso. “Quando ho deciso di prendermi cura di mio padre, non avevo la più pallida idea di cosa sarei andato incontro- ci rivela molto candidamente Gavioli. Ho imparato il mestiere di caregiver, ovvero badante, strada facendo”. L’ex operaio e delegato sindacale ha evidenziato come il suo fosse un lavoro a 360 gradi: teneva in ordine la casa, lavava i panni, si occupava della gestione dei bisogni fisici ed emotivi del padre a cui cucinava e fungeva da personal trainer e mental coach, interagendo con lui costantemente per mezzo di giochi di memoria che gli garantissero una lucidità frequente. Alla domanda da noi posta su cosa si senta di avere imparato da questa esperienza Gavioli si è così espresso: “Ho appreso che posso essere una persona molto responsabile e paziente. Ho acquisito inoltre una buona solidità mentale perché ce ne vuole tanta per rimanere praticamente recluso in un appartamento, per più di tre anni e mezzo, senza un reddito (solo vitto e alloggio), senza poter partecipare ad attività sociali, sempre disponibile giorno e notte per ogni necessità. Nonostante ciò non mi sono fatto sopraffare dallo sconforto. Anzi, tutelando mio padre penso di essere diventato una persona migliore”.
Nicolò Barretta