MANTOVA Acquisito a fini probatori l’intero materiale fonetico e telematico raccolto in fase di indagini preliminari dai carabinieri del nucleo investigativo di Mantova. È quanto addotto innanzi al gip circa l’omicidio di Yana Malaiko, la 23enne ucraina rinvenuta cadavere lo scorso 2 febbraio e del cui delitto è accusato unicamente l’ex fidanzato Dumitru Stratan.
In un’udienza cosiddetta a “stralcio”, venerdì scorso alla presenza del giudice Antonio Serra Cassano, si è infatti provveduto alla completa trascrizione preventiva, rispetto la richiesta d’istruzione del processo a carico dell’indagato da parte del pubblico ministero Lucia Lombardo, delle varie intercettazioni telefoniche e ambientali nonché dei flussi di comunicazioni recepiti in sede investigativa dagli inquirenti e prodromica alla successiva fase di cernita di quelle intercettazioni invece ritenute non funzionali al caso di specie.
A questo punto, scaduti altresì i termini per proporre istanza di giudizio con rito immediato, non resta che attendere la fissazione dell’udienza preliminare ove il gup sarà chiamato ad esprimersi sul rinvio a giudizio del 34enne moldavo davanti la Corte d’Assise. Nei suoi confronti le contestazioni sono di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall’aver commesso il fatto ai danni di persona a lui legata da relazione affettiva, oltreché dalla suppletiva ipotesi di occultamento di cadavere al fine di garantirsi l’impunità. Accuse che, se confermate al termine del dibattimento, stante la circostanza da ergastolo della premeditazione, comporterebbero per il presunto assassino la pena del carcere a vita. Stando alla ricostruzione inquirente la giovane sarebbe stata uccisa nell’abitazione della sorella di Stratan, nel grattacielo di piazzale Resistenza sopra al bar dove aveva lavorato anche la stessa vittima. Sempre secondo le indagini, oltreché dai messaggi WhatsApp scambiati tra Yana e Dumitru, la notte dello scorso 20 gennaio quest’ultimo avrebbe attirato la ex nell’appartamento adducendo la scusa che il cane stesse male. Da quell’appartamento però Yana non si era più vista uscire. Una telecamera esterna aveva però ripreso Stratan intento a trascinare giù dalle scale una specie di fagotto alle 4 di notte. Era un trolley sigillato con il cellophane e avvolto in una coperta e in un lenzuolo.
Al suo interno, il 34enne aveva nascosto il corpo senza vita di Yana, del quale poi si era disfatto nelle campagne circostanti. Il cadavere della 23enne era stato quindi ritrovato undici giorni dopo in una boscaglia tra Castiglione delle Stiviere e Lonato. A distanza di due mesi era giunta la confessione di Stratan, ritenuta però dagli inquirenti del tutto parziale: «Sì, l’ho uccisa con un colpo al petto, ma non volevo».