Export agroalimentare, Coldiretti Mantova: il territorio tiene, verso record nel lattiero caseario

MANTOVA L’export agroalimentare mantovano riprende la propria corsa e rimane agganciato al treno del Made in Italy di qualità che, secondo le proiezioni di Coldiretti, nel 2021 dovrebbe riuscire ad abbattere il muro dei 50 miliardi. “Dopo lo stop forzato causato dal Covid, che si è tradotto complessivamente nella chiusura prolungata e a singhiozzo del settore Horeca, nel cambiamento dei consumi alimentari, nelle difficoltà di logistica e nei maggiori costi delle spedizioni – riassume il presidente di Coldiretti Mantova, Paolo Carra – il 2021 sta proseguendo con maggiore effervescenza su scala nazionale”.

A livello territoriale, l’export agroalimentare ha superato nel 2020 i 702 milioni di euro, a conferma di una marcata politica di internazionalizzazione, che si è addirittura tradotta in un aumento in valore rispetto all’anno precedente (648,6 milioni di euro, con una crescita dell’8,2 per cento).

Coldiretti Mantova circoscrive l’analisi dell’export del settore agroalimentare partendo dal comparto lattiero caseario, in omaggio alla presenza delle due grandi Dop a pasta dura, Grana Padano e Parmigiano Reggiano, con la nostra provincia unica a produrle entrambe, per un valore alla produzione rispettivamente di 408 milioni e 152 milioni di euro.

I dati elaborati dalla Camera di Commercio di Mantova registrano una crescita dell’export dei prodotti dell’industria lattiero casearia nel 2020 (285 milioni contro i 264 milioni dell’anno precedente) e le proiezioni per il 2021, sulla base di un primo trimestre che ha visto tale segmento toccare i 74,27 milioni e con gli indicatori per ora orientati verso il sereno.

Ciò significa, calcola Coldiretti Mantova, che potremmo superare la barriera dei 300 milioni di euro di export solo nel lattiero caseario.

“Il fatturato estero del Consorzio Virgilio si è attestato nel 2020 a circa 104 milioni di euro, contro i 109 milioni del 2019 – commenta il presidente della più importante cooperativa lattiero casearia mantovana, Paolo Carra –. Anche per il 2021 prevediamo di superare i 100 milioni di euro, mantenendo i volumi esportati e, probabilmente, migliorando le dinamiche del 2020, con il Grana Padano che in questa fase sta tirando di più rispetto al Parmigiano Reggiano”.

Cuore dell’export resta il Vecchio Continente, dalla Germania alla Francia, dal Regno Unito alla Svizzera, ma l’abolizione del super-dazi decisi da Trump nell’ottobre 2019 hanno permesso ai formaggi mantovani di riprendere quota anche negli Stati Uniti, dove la crescita delle vendite ha raggiunto percentuali lusinghiere.

Performance positive anche per l’altro maxi polo cooperativo del territorio, la Latteria Sociale Mantova, che con 360mila forme di Grana Padano prodotte è la seconda realtà cooperativa dell’intero comprensorio consortile per quantità.

“Il 70% della nostra produzione di Grana Padano va all’estero – afferma il presidente della realtà di Porto Mantovano, Paolo Brutti, allevatore di Coldiretti – con una presenza significativa in Europa e numeri in crescita nel segmento del Grana Padano kosher, destinato ai consumatori di religione ebraica e che deve sottostare a rigidi protocolli produttivi, verificati in ogni passaggio. Il prodotto kosher viene venduto prevalentemente in Israele e negli Stati Uniti, dove è molto radicata la comunità ebraica. Per questo abbiamo individuato un sito produttivo esclusivo, nella sede di Santa Maria Formigada a Bagnolo San Vito”.

Rispetto alla frenata subita nel 2020, la Latteria Sociale Mantova prevede di incrementare i volumi all’estero e, contemporaneamente, punta a nuove acquisizioni nei prossimi mesi, “ma solo se ci saranno le condizioni per raggiungere un accordo”, taglia corto il presidente Brutti.

“Lo stato di salute dell’export lattiero caseario e le previsioni di un ulteriore miglioramento, unitamente a una fase vivace delle quotazioni del latte spot – afferma Paolo Carra – hanno spinto Coldiretti a sollecitare una revisione del prezzo contrattualizzato del latte, anche per consentire agli allevatori di non rimanere travolti dall’aumento dei costi della razione alimentare e dell’annunciato ritocco verso l’alto dei costi energetici”.