Fazio: “L’industria italiana ha perso competitività”

MANTOVA I veri cambiamenti non avvengono per colpi di sciabola: avvengono perché qualcuno ha le capacità di mettere in moto il mutamento degli eventi. Tra i personaggi che hanno segnato la storia del nostro Paese negli ultimi decenni, ultimo Governatore della Banca d’Italia con nomina vitalizia, capo di un’epoca il cui la classe dirigente veniva selezionata presso gli uffici di Palazzo Koch, Antonio Fazio viene ricordato per essere il governatore che ha accompagnato il passaggio formale dalla lira all’euro. L’ex governatore era presente a Mantova, presso la Casa del Mantegna, ospite d’eccezione dell’evento “Antonio Fazio, banchiere illuminato. L’Italia, l’Europa e la crescita”, organizzato a cura dell’Associazione Baldassarre Castiglione con la collaborazione e il patrocinio della Provincia di Mantova. «La crisi del mercato globale, con la regionalizzazione dei mercati, e soprattutto la presidenza Trump, con i dazi (il consolidamento del mercato interno), è stata lo spartiacque tra mondo moderno e post-moderno – dice il moderatore dell’evento, Giuseppe Sabella – adesso tutte le grandi potenze ragionano per il consolidamento del mercato interno, anche la Cina, mentre il paese più forte, gli Stati Uniti, accumula ricchezza, senza far circolare adeguatamente il dollaro, creando instabilità nel mercato globale, bloccando l’unica possibilità per far funzionare il mercato domestico. E c’è qualcuno dei nostri uomini, seduto a Bruxelles, capace di far notare ciò? Per Antonio Fazio, no». Ivo Tarolli, autore del volume “Antonio Fazio e i fatti italiani” (edizioni Cantagalli), ha fatto notare come lo sviluppo dell’economia non costituisca un fattore a se stante: «L’economia di mercato è la manifestazione finale del comportamento di una intera comunità: non c’è economia al mondo che abbia avuto il decollo vertiginoso che ebbe l’Italia tra gli anni 1950 e 70 – sempre  Tarolli, – perché c’era un Paese che si muoveva su valori condivisi». L’intervento dell’ex governatore Fazio, autore del volume “Le conseguenze economiche dell’Euro” (edizioni Cantagalli), è stata l’occasione per un excursus delle politiche economiche europee (e italiane) oltre che un approfondimento riguardo i retroscena della nascita dell’euro: «Ricordo lo spirito europeista aleggiante nella politica del continente, la fretta di dover entrare subito nella moneta unica, cosa che mi ha fatto diventare euroscettico», sorride Fazio. E l’ex governatore non nasconde le perplessità anche riguardo la situazione attuale: «Negli ultimi anni c’è stata la perdita di competitività dell’industria italiana. A partire dal 2000, la produttività a livello Pil, non cresce più. Spero non ci siano conseguenze tragiche ma le decisioni della Germania e dell’Olanda creano preoccupazione: i due Paesi stanno accumulando una quantità enorme di dollari, senza pensare a riforme; oltre 3.000 miliardi di euro (il 25% prodotto interno lordo dell’area dell’euro) rimane fermo nelle loro banche, creando deflazione, depauperando il sistema economico europeo».
Antonia B. Baroni