GONZAGA Cosa hanno in comune la fisica quantistica e i Beatles? Gabriella Greison, fisica, scrittrice, attrice, conduttrice, divulgatrice scientifica, soprattutto narratrice di meccanica quantistica. Milanese, una laurea in Fisica nucleare all’Università Statale di Milano, ha scritto diversi libri. Dal tredicesimo di questi, Dove tutto può accadere. Dirac, la fisica quantistica, l’arte, i sogni impossibili e altre cose così, nasce l’omonimo spettacolo in scena al Teatro Comunale di Gonzaga il prossimo 7 maggio.
Chi è Paul Dirac?
“È un fisico britannico, tra i creatori della fisica quantistica. La sua formula viene comunicata erroneamente come quella dell’amore. Molti ragazzi se la tatuano anche sulle braccia. In realtà quello che lui racconta è l’unione degli opposti”.
Quella che va in scena è quindi una storia vera?
“Sì, ricostruita su un dettaglio. La figlia di Dirac lascia l’università per andare a scoprire i Beatles. I due si scambiano una serie di telefonate, il venerdì, nelle quali il padre la aggiorna sulle prime applicazioni della fisica quantistica, e la figlia gli racconta le proprie scoperte. Siamo nella Londra degli anni Sessanta, dove tutto può accadere e ognuno dei due ha la frenesia di realizzare i propri sogni. Un po’ come oggi: viviamo l’era della realizzazione dei sogni”.
Come nasce l’idea di raccontare la fisica a teatro?
“Sono una fisica di formazione e ho studiato il modo di raccontarla alla mia maniera. È un filone che porto avanti da dieci anni. Ho trovato il mio ambiente naturale, quella di stare in mezzo al pubblico è diventata una vera e propria esigenza. Racconto storie e mi immergo in esse. In scena indosso il classico abbigliamento di una ragazza inglese di quegli anni, porto con me un diario e narro quello che è accaduto.
Per esempio, lo sbarco della luna vissuto al telefono tra i due, dopo che la figlia ha appena visitato una mostra di Wassily Kandinsky. Il pubblico si deve abbandonare a questa storia, non serve una preparazione precisa e tanto meno avere dei preconcetti”.
Che tipo era Dirac?
“Noi fisici mettiamo in mostra le nostre debolezze e le nostre manie. Dirac, quando andava al cinema, misurava tutto. Anche la corporatura dell’uomo al botteghino per essere certo che, in caso di incendio, riuscisse a uscirne velocemente per dare l’allarme. Ogni cosa veniva analizzata nei dettagli. Le coppie se erano giovani avevano apparentemente dei buoni rapporti, se non erano più giovani litigavano”.
E quali sono le debolezze e le manie di Gabriella Greison?
“Man mano che racconto un fisico diverso del XX secolo mi rendo conto di fare mie tutte le loro debolezze e manie. Quando ho narrato Wolfgang Pauli, che andava in analisi da Carl Gustav Jung per capire l’amore, ho riflettuto sulla mia relazione e sono andata a parlarne con la mia psicologa. Da quando ho a che fare con Dirac, invece, non tocco le linee con la punta dei piedi e lavo lo spazzolino dei denti con l’acqua bollente prima di utilizzarlo proprio come faceva lui”.