Forniture consegnate ma mai pagate: condannata una “prestanome”

MANTOVA Otto mesi di reclusione, con conseguente revoca del beneficio della sospensione condizionale della pena concesso a seguito di precedente sentenza di condanna per bancarotta fraudolenta, oltre al risarcimento del danno alla parte offesa e quantificato in 15mila euro. Questo il verdetto di condanna emesso dal giudice Enzo Rosina a carico di una cinquantenne bresciana, finita a processo per truffa in qualità di legale rappresentante di una società, la “Metal Componenti srl”, con sede a Torbole Casaglia. Nello specifico l’accusa a lei ascritta era quella concernente il mancato pagamento di 15mila euro a fronte di alcune forniture di materiale per imballaggio commissionate dalla ditta, di cui lei figurava amministratore unico, allo Scatolificio Virgiliano di Mantova quest’ultimo costituitosi a giudizio come parte civile con l’avvocato Cataldo Giosuè. I fatti risalivano al 2016; la donna, secondo quanto da lei stessa dichiarato in aula prima della sentenza di primo grado, era stata nominata a inizio 2015 come legale rappresentante fittizio della società, in realtà risultata chiusa da anni. «All’epoca – ha raccontato l’imputata – stavo attraversando una situazione personale ed economica molto precaria. Così, su proposta di un conoscente ho accettato il ruolo pur sapendo che si trattava di una mera figura da prestanome. Ho sbagliato ma per 1000 euro al mese, essendo sul lastrico, mi sono offerta. I movimenti societari però li teneva un altro». Giustificazione la sua non sufficiente però ad evitarle la condanna.