Giornata della Memoria, consegnate le medaglie d’onore

MANTOVA Si è svolta nella sala consiliare del palazzo municipale di Mantova la consegna delle medaglie all’onore, da parte del sindaco, Mattia Palazzi, ai famigliari dei deportati nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale. Molta commozione e altrettanto orgoglio sono stati espressi dai congiunti dei deportati ed internati, per un così alto riconoscimento avvenuto nella “giornata della memoria”, ove il ricordo diventa mezzo principe per non lasciare inascoltata nessuna voce che ha saputo spendersi per la libertà e la giustizia.

Soprattutto si è voluto quest’anno ricordare, onorandone la memoria, tre deportati mantovani: Franco Raffanini, morto a soli 23 anni in un campo di concentramento nazista; Giuseppe Raffanini, miracolosamente tornato in patria dopo un periodo di internamento; Don Dino Biancardi, perseguitato e incarcerato per la sua attività patriottica.

Massimo Allegretti, presidente del consiglio comunale, ricorda che «tutto questo orrore, legato ad una pagina di storia tristissima e quanto mai reale, è avvenuto in Europa solamente un’ottantina di anni fa. Lo sterminio perpetrato nei confronti del popolo ebraico, – continua Allegretti – in virtù di una folle supremazia razziale, è un dato che non va assolutamente dimenticato affinché non abbia mai più a ripetersi un’ignominia simile». Oggi l’Europa, senza più barriere né confini, fonda ancor più la sua unione su valori civili comunemente condivisi ed «è per questo che ora mi sento di inchinarmi con rispetto e deferenza di fronte a chi ha pagato con la sua vita per una democrazia libera e tollerante».

Il sindaco, Mattia Palazzi, prende la parola chiarendo che la consegna delle medaglie, a nome del prefetto, Michele Formiglio, di cui leggerà un comunicato ufficiale, avviene per la prima volta quest’anno, non in prefettura, ma presso i palazzi municipali dei singoli comuni, in seguito alle norme anti-covid. Palazzi continua dichiarando che «di 104 deportati mantovani solamente in cinque hanno fatto ritorno in patria. Con la “giornata della memoria” e la consegna delle medagie all’onore si vuole rispettare una ritualità di cui la democrazia ha bisogno. Un gesto formale aiuta a mantenere viva la consapevolezza di quanto accaduto, ed è un monito perché nessun rigurgito di intolleranza abbia mai più a verificarsi».

Barbara Barison