Gli auguri di Natale del Vescovo Busca

egli ultimi due anni ho percorso il territorio e le comunità della nostra diocesi nell’esperienza della Visita Pastorale. Un cammino, compiuto come pastore della Chiesa mantovana, che mi ha permesso non solo di incontrare chi partecipa abitualmente alle attività parrocchiali, ma mi ha consentito di condividere la ricchezza e la complessità dei vissuti umani nella società, nel mondo del lavoro, nelle istituzioni educative e nell’associazionismo, nonché di sperimentare momenti di semplice e famigliare fraternità con gli uomini e le donne che vivono nel nostro territorio mantovano. Questo itinerario di grazia avrà il suo culmine nella Messa della notte di Natale celebrata nella basilica di Sant’Andrea, cuore della nostra diocesi, che custodisce l’insigne reliquia del Preziosissimo Sangue, segno dell’incarnazione storica del Figlio di Dio, che ricevette carne e sangue, intessuto dall’opera dello Spirito nel grembo di Maria. Gesù Cristo “prende forma” umana, per “ri-formare”, riplasmare e rigenerare l’umanità secondo il disegno di Dio. La liturgia natalizia ci annuncia che «il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14) e che «egli ha dato sé stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone» (Tt 2,14). L’amore di Dio per gli uomini si traduce nell’azione della grazia nell’umano per “ri-formarlo” dall’empietà, dalla malvagità, dalle invidie e dall’odio vicendevole, facendo crescere in lui la sollecitudine nella pietà, nella giustizia e nella testimonianza di bene. Da queste ispirazioni, come frutto della Visita Pastorale, è nata l’idea di dedicare un biennio formativo alla Bibbia, che narra gli eventi sorgivi della fede cristiana, e alla liturgia, che riattualizza nel sacramento la storia della salvezza. Si tratta di lasciarci plasmare, come singoli e come comunità, dalla Parola e dall’esperienza rituale, affinché diano volto e forma a una Chiesa rinnovata, fedele al suo Salvatore e capace di ascolto e di dialogo con il mondo, pure bisognoso di riforme in molti settori.

Il mistero del Natale è provocazione a rendersi sensibili ad un amore divino tradotto nell’umano, che non è mero sentimentalismo emotivo, ma è forza attiva ed efficace che dona nuovo volto e nuova forma all’esistenza umana.
La nostra epoca è in forte ebollizione. È magmatica sotto molte angolature. Diverse aree dell’umano sono segnate da criticità, insicurezze, confusione, inquietudine mentre i segni delle forme cattive della violenza, del disprezzo, dell’inciviltà imprimono i loro segni sul corpo sociale che ne esce ferito e abbrutito. Occorre mettersi al lavoro con decisione e lungimiranza sulla formazione di “nuove anime” della civiltà occidentale, parecchio impoverita di leader ispiratori in grado di catalizzare le energie migliori del popolo. Questa operazione di ri-forma (che riguarda chiaramente anche la comunità ecclesiale) ci chiede un’attenzione particolare per i giovani. Non rappresentano solo un’“area sensibile di criticità”, ma sono la vera risorsa per la nostra chiesa e la nostra società. Rimango male quando sento gli adulti descriverli con sfiducia ed etichettarli come superficiali, inaffidabili, svogliati, capricciosi, fragili, senza interessi e privi di ideali. Più che esperti nell’individuare aspetti negativi e difetti della gioventù dovremmo diventare i loro alleati. Altrimenti, l’effetto inevitabile è aprire ancor più la forbice della distanza e della disparità culturale e sociale tra le generazioni. E le nuove si formano indipendentemente o in contrapposizione alle vecchie. Occorre, invece, che le forze propositive della comunità (famiglia, scuola, sport, chiesa, associazioni, ambienti di cultura…), ciascuna per la sua competenza, si alleino in un patto formativo che sappia individuare percorsi non solo “per” i giovani, ma “con” i giovani, e perseguire l’obiettivo di una co-progettazione del futuro elaborata insieme, nell’ascolto delle diverse parti che concorrono a dargli “forma”. Infatti, l’urgenza formativa non è relegata all’ambito anagrafico dell’età scolare. Il formare è inseparabile dal formarsi. Non possono esistere adulti formatori che non si sentano essi stessi in continua e permanente formazione. Una prospettiva che dilata lo sguardo dal singolo alla comunità e dagli anni della giovinezza all’intera durata dell’esistenza.
La visita nelle scuole di ogni ordine e grado è stata l’occasione per confermare il notevole sforzo compiuto dalle agenzie educative, in condizioni non sempre facili per lo sviluppo delle conoscenze, delle competenze e delle esperienze. Mentre gli incontri con il mondo della cultura hanno fatto emergere l’esigenza avvertita dai giovani di poter disporre di spazi espressivi dei loro pensieri e sensazioni, per canalizzare anche forme di protesta e malessere, che attendono occasioni costruttive di ascolto e di confronto.
I giovani necessitano di luoghi formativi, fisici ma soprattutto esistenziali, dove ricevere ispirazione, creatività e piste di comprensione del reale. Ogni “ri-forma”, infatti, deve mettere al centro la persona e le relazioni che danno senso e profondità alla vita umana. I pensieri e le decisioni prendono forma a partire dagli affetti, dai sentimenti, dalla percezione dei sensi come esperienza dell’essere amati, accompagnati e lanciati nella grande avventura della vita. Solo così può realizzarsi un’autentica formazione di orientamento alla vita, agli studi, alle professioni, all’immaginazione di costruire una famiglia e contribuire al cantiere della cittadinanza.
I veri formatori sono sempre dei provocatori, dei seminatori di promesse che liberano le energie creative dalla paralisi delle paure. Tuttavia, occorre prestare attenzione a non divenire seminatori di sogni impossibili e di utopie deludenti. I “sogni” hanno bisogno di “segni”. Di luoghi, sperimentazioni, laboratori, relazioni, imprese in cui il sogno prende forma e si assapora la possibilità di cimentarsi in una vita sensata, orientata e disciplinata, dove non tutto avviene con la rapidità delle connessioni dei mondi virtuali, ma prende forma gradualmente, attraverso l’esercizio ripetuto, il passo avanti quotidiano, l’apprendimento guidato dai veri maestri della vita.
Concludo con un pensiero, un augurio e una preghiera per tutti i mantovani e le mantovane, soprattutto per coloro che studiano e lavorano fuori dal territorio e vi ritornano per le feste, e per le persone che abitano il territorio e appartengono ad altre religioni. L’umanesimo buono veicolato dal mistero del Natale possa incontrare l’impegno a costruire cammini di pace, giustizia, rispetto, cooperazione nel bene presenti in tanti uomini e donne desiderosi di dare nuova forma alla nostra esistenza, alle nostre relazioni e alla nostra umanità.

+ Marco Busca
(vescovo di Mantova)