La Corneliani riparte a 3 + 2: adesso via al piano industriale

MANTOVA – Cominciano a definirsi i contorni del piano industriale elaborati dalla parte maggioritaria della Corneliani, che ha tempo otto mesi per concretizzare gli impegni assunti al tavolo di crisi del ministero dello sviluppo sotto gli alti auspici del ministro  Giancarlo Giorgetti. Le cose note già all’indomani dell’incontro decisivo che ha sancito il patto sociale per il piano di salvataggio sono già in via di definizione. Il nuovo soggetto industriale che sarà destinato a segnare la svolta della maison di via Panizza avrà tempo 8 mesi per eleggere le proprie rappresentanze societarie – ferma restando la composizione del futuro Cda della newco: 3 membri spetteranno al fondo Investcorp, e 2 a Invitalia, il braccio operativo del Mise, che entrerà a tutti gli effetti nell’impresa: lo Stato per legge non può infatti avere la maggioranza, e la composizione percentuale sarà infatti di 51% Investcorp e 49% Invitalia. Ma le nomine statali saranno comunque garanzia di sorveglianza, dal momento che sui 17 milioni di capitale concordati siglati a Roma, 10 sono versati dal Mise.
Anche il resto è cosa nota: la newco dovrà necessariamente mantenere la centralità operativa nello stabilimento di Mantova, consentendo che i 150 esuberi annunciati trovino tutte le possibili agevolazioni per tradursi in ristrutturazione del personale non prima del 2024; il che significa niente licenziamenti collettivi sino a quando avranno effetto tutti gli ammortizzatori sociali. Nel frattempo la newco accompagnerà gli esuberi alle soglie pensionistiche o fornirà i dovuti incentivi alle fuoriuscite volontarie, senza creare traumi ai soggetti o alla produzione.
Gli occhi insomma sono tutti sulla Corneliani “che verrà” già a fine anno, concretizzando il concordato in continuità indiretto, ovvero il nuovo soggetto che creerà discontinuità di proprietà. Nel frattempo si vanno predisponendo le nuove future collezioni, mentre già si lavora ai capi su misura a fabbrica aperta.
Quanto ai debiti, qui si tocca il lato dolente, in quanto essi assommerebbero ormai a diverse decine di milioni di euro (la cifra è imprecisata alle stesse parti sociali). Queste negatività al momento sono tutte in mano al tribunale, che dovrà gestire le ripartizioni ai creditori esterni, non privilegiati, mentre privilegiati risultano solo i dipendenti. Una passività – ma il piano industriale di questo non fa menzione – che comunque dovrà fare i conti con un mercato estremamente atrofizzato (il tessile in generale è in crisi profonda) con scarse aspettative di invertire i segni meno in più.