L’arte di sbarrare i beni culturali

MANTOVA Telecamere che devono essere camuffate perché non in stile con i palazzi storici medievali e rinascimentali di Mantova (e ci mancherebbe, visto che ai tempi dei Gonzaga le telecamere non erano state ancora inventate), e tanti altri veti imposti negli ultimi anni dalla Sovrintendenza ai monumenti nei confronti di tante proposte pervenute da soggetti privati. Da ultimo il “no” al progetto di una pizzeria di lusso nello storico Palazzo del Mercante da parte della soprintendenza mantovana. Il bello (o il brutto) di tutta questa vicenda è che proprio davanti alla sede della Soprintendenza in piazza Paccagnini già piazza Paradiso, campeggia una sbarra con tanto di citofono dallo stile alquanto discutibile e decisamente non in linea con Palazzo Ducale. Insomma la “città Unesco” tanto restia a recepire la necessità del fotovoltaico in centro, nonostante alcune recenti beneplaciti, non fa deroghe sulla possibilità di aprire finestrelle “velux” sui tetti del centro, quantunque invisibili dalla strada, chiude un occhio, anzi due, sulla transenna che consente l’accesso al piazzale di fronte alla sede della Soprintendenza ai soli mezzi autorizzati, il tutto nel cuore della reggia dei Gonzaga. Un particolare, questo, che viene sottolineato in città da più parti in questi giorni dopo la bocciatura del progetto di riqualificazione della Casa del Mercante di piazza Mantegna, storico edificio quattrocentesco sino allo scorso anno, sede dell’attività commerciale “Casa del bianco”. In questo prestigioso immobile il proprietario aveva presentato un progetto di riqualificazione per farne una pizzeria deluxe gestita dal colosso della ristorazione Rossopomodoro, che ha presentato agli uffici competenti un intervento da 1,28 milioni. Niente da fare. Qui la sbarra è rimasta abbassata.