Mais e soia, il 2020 si chiude con quotazioni in crescita. Ma l’autosufficienza produttiva cala e la zootecnia ne risente

MANTOVA Il 2020 appena andato in archivio ha sottolineato una volta di più l’importanza di implementare i piani produttivi nazionali già presenti, e di svilupparne altri, per tipologie di produzioni finora non inserite in queste logiche. L’Italia infatti è un paese in forte deficit produttivo per quanto riguarda alcune materie prime fondamentali, come ad esempio mais e soia. Secondo i dati forniti dal Clal, il nostro paese nell’ultima annata agricola (ottobre 2019-settembre 2020) è stato autosufficiente soltanto al 50,8% per quanto riguarda il mais (ma nel vicino 2015 superavamo il 70%), contro una media Ue dell’83,6%, e soltanto al 32,7% per la soia (eravamo quasi al 50% nel 2015), anche se in questo caso la media europea è molto più bassa, al 15,4%. «Serve un forte input ai piani di produzione nazionale – spiega Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – per rilanciare quelli già esistenti, come mais e grano duro, e crearne altri, come per la soia. È prioritario ricordare come le nostre Dop zootecniche siano strettamente legate a queste produzioni. Ridurre sempre più la nostra autosufficienza significa mettere in crisi un intero comparto, e introdurre in Italia prodotti di qualità dubbia, a fronte di quella nostrana, molto elevata».
Emblematico ad esempio il caso dei suini, che necessitano di materie prime provenienti per il 50% dal territorio. Il settore sta vivendo una crisi dovuta alla Peste suina africana, che ha bloccato le esportazioni verso Cina, Giappone e Corea del Sud, e alla pandemia Covid-19, che ha sospeso l’attività di alcuni importanti macelli ma soprattutto ha azzerato i consumi legati alla ristorazione. Dopo un inizio anno con quotazioni vicine ai 2 €/kg (Borsa Merci di Mantova per suini 160/176 kg circuito tutelato), il prezzo è crollato quasi sotto all’euro nei mesi estivi, per poi riprendersi leggermente e calare di nuovo a 1,205/1,210 €/kg a fine anno: «Qualcuno di recente ha scritto che il prezzo dei cereali è aumentato a dismisura – spiega Ferdinando Zampolli, presidente dei suinicoltori di Confagricoltura Mantova – ma in realtà quei prezzi si sono semplicemente riallineati a quanto già visto in passato. Il vero problema è che questo riequilibrio è arrivato in un momento di grave crisi delle quotazioni dei suini. Il Covid ha creato anomalie di mercato, ora serve un potenziamento della produzione nazionale, dato che per le carni di maiale siamo autosufficienti solo al 62%».
Mais e soia infatti hanno fatto registrare importanti aumenti di prezzo, con il primo che a Mantova ha chiuso il 2020 a 187/188 €/t (+9% rispetto a inizio anno) e la seconda a 435/439 €/t (+25%): «Nulla che non si sia già visto in passato – prosegue Cortesi – dal momento che il mais nel 2016 superò anche i
200 €/t, e la soia nel 2011 crebbe oltre i 400 €/t, con punte fino a 500 €/t. L’anomalia non è di certo nel prezzo di cereali e leguminose. Questo momento storico semmai ci ricorda una volta di più l’importanza delle Nbt: se potessimo produrre con le migliori tecniche di miglioramento genetico potremmo recuperare molto più in fretta il gap con gli altri stati europei in termini produttivi».