’Ndrangheta, gli affari del clan tra intimidazioni e business

MANTOVA Per il clan Grande Aracri Brescello era il loro fortino e per questo, pretendevano di decidere anche chi vi potesse lavorare o meno. A confermarlo un retroscena emerso l’altro ieri nel corso dell’ultima udienza dibattimentale del processo “Grimilde” contro la ‘ndrangheta, in corso al tribunale di Reggio Emilia. Una sera di metà dicembre del 2017, mentre stava effettuando delle consegna, il fattorino della pizzeria “Magic Pizza” di Boretto venne infatti avvicinato da due uomini. Uno non venne mai identificato, l’altro invece era Manuel Conte, 30enne di Viadana ma da sempre residente a Brescello considerato il “braccio violento” del clan (a Parma pestò a sangue il titolare di un bar per convincerlo a cederne le quote) e già condannato con rito alternativo a quattro anni di reclusione. In tale occasione i due uomini fecero capire al fattorino che lì non poteva più consegnare pizze in quanto, da quel momento, avrebbe potuto farlo solo una ditta concorrente.
E per rendere ancora più esplicito il messaggio, Conte aggiunse: «Qua non hai capito che ti spariamo». Scopo dell’intimidazione, come emerso in seguito, quello di favorire la pizzeria “Arcipelago club” riconducibile alla società “Magnifica srls” di Salvatore Grande Aracri, figlio di Francesco e nipote del boss di Cutro Nicolino. A rendere tale dichiarazione davanti ai giudici la stessa titolare della pizzeria Magic Pizza. Il fattorino, che oggi vive all’estero, denunciò subito l’accaduto. Il teste d’accusa Saverio Pescatore, commissario della squadra Mobile di Bologna ha quindi proseguito davanti al collegio la propria deposizione, avviata nelle precedenti sedute, trattando alcuni capi di imputazione relativi alle intestazioni fittizie di beni. E proprio circa la girandola di società che, grazie a prestanome, nascevano e morivano con grande rapidità, sono imputati con l’aggravante del metodo mafioso anche i fratelli viadanesi Pietro Passafaro, 26 anni e Paolo Francesco Passafaro, 25 anni. La vicenda che li vede coinvolti, unitamente a Salvatore Grande Aracri e al geometra brescellese Stefano Bisi, è una delle più note perché riguarda ancora una volta la Magnifica Srls, società altresì al centro dell’affaire bocciofila di Brescello: un’ampia area, centro sportivo con annesso albergo, bar, ristorante e pizzeria, che fece gola al maggiore dei figli di Grande Aracri. I fatti risalgono al 2017, dopo il sequestro preventivo posto a carico di Francesco Grande Aracri (nel 2013), la condanna in primo grado di Aemilia (2015) nonchè il clamoroso commissariamento per infiltrazioni mafiose del Comune di Brescello (2016). Poiché i familiari dei Grande Aracri all’epoca erano già “bruciati” si ricorse quindi ai parenti meno stretti: i fratelli Passafaro per l’appunto, cugini della moglie di Salvatore, Carmelina Passafaro. Stando dunque alla ricostruzione degli inquirenti a Pietro Passafaro, con il contributo del fratello, venne intestato il 50% della società in realtà di Salvatore. Movimenti e dialoghi preparatori rivelatori del loro intento criminoso. La moglie di Salvatore, temendo che si venisse a sapere dell’operazione, si infuriò con il marito per aver coinvolto i cugini. L’ex consigliere comunale leghista Katia Silva, infatti, una volta informata da un imprenditore dell’imminente incontro per la vendita dell’impianto sportivo si rivolse subito ai carabinieri. All’appuntamento del 10 luglio 2017, monitorato dai militari dell’Arma, si recò Salvatore con due sodali. «Pietro si vende la moto… e l’altro gestisce bar e ristorante, per prendere l’affitto inter nos. Alla fine rischi poco: lì chi rischia è Pietro che diventa l’amministratore della cooperativa». Secondo il commissario «si intuisce il coinvolgimento di Francesco Grande Aracri» poiché Salvatore e Paolo parlano di continuo dell’area come se fosse «cosa loro».
«Mi è venuto in mente: il campo da calcio lo facciamo dalla parte del nostro capannone grande, sai che figata vedere il campo dalle vetrate…». Il progetto di rilevare e sfruttare la bocciofila venne poi stoppato da un’interdittiva antimafia della prefettura, ma i tentacoli su uno dei luoghi di ritrovo più frequentati del paese fecero scalpore. Il prossimo 25 ottobre la prosecuzione dell’istruttoria.  (loren)