Nessun revisionismo per scusare i partigiani del maresciallo Tito

MANTOVA Duplice appuntamento per commemorare gli italiani giuliani, dalmati e istriani uccisi fra il 1948 e il ’52 dai miliziani di Tito nelle ormai tristemente note foibe carsiche. Il primo, ieri mattina, ha avuto una veste strettamente istituzionale con posa di corone adi alloro nei giardini sul lungolago che portano la memoria delle vittime, cui hanno presenziato il prefetto  Carolina Bellantoni, il presidente della Provincia  Beniamino Morselli, il sindaco  Mattia Palazzi e il presidente del consiglio comunale  Massimo Allegretti. Il secondo, nel pomeriggio al Bibiena, dove un intervento di natura storico-filologica dei fatti è stato affidato al professor  Costantino Di Sante, docente e direttore dell’Istituto storico provinciale di Ascoli Piceno. E proprio la presenza del docente, già alla vigilia, aveva mosso la protesta del consigliere comunale di Fd’I  Luca de Marchi, che ha deliberatamente boicottato l’evento, data la presenza di Di Sante a eventi simili organizzati dall’Anpi, nei quali si calava l’indulto assolutorio del revisionismo, dove addirittura non si possa parlare di negazionismo.
Nulla di tutto questo ieri. E a sgomberare il campo da ogni possibile dubbio è stato lo stesso sindaco: «Celebriamo questa giornata con la volontà ferrea di negare qualsiasi negazionismo», ha esordito Palazzi ricalcando le stesse parole già espresse in altre passate circostanze dal presidente dell’Anpi mantovana  Luigi Benevelli.
Insomma, «il paese ha bisogno di riconciliarsi», ha ribadito ulteriormente il primo cittadino. E dal canto suo il presidente del consiglio Allegretti affida un messaggio all’intera classe politica: «È doveroso che la politica faccia un passo indietro e che si limiti al ricordo».
Ai tanti studenti delle superiori che hanno gremito il Bibiena per il consiglio comunale e provinciale congiunto, Di Sante ha infine impartito una lezione: «È importante conoscere quanto avvenuto in quell’area anche perché le tragedie vissute da tanti nostri concittadini non accadano più. Ricordiamo il passato per guardare al futuro».