Occupazione: Mantova avrà 7mila lavoratori in meno tra 10 anni

MANTOVA La prospettiva a livello nazionale è tutt’altro che allettante: entro i prossimi 10 anni la platea delle persone in età lavorativa (15-64 anni) è destinata a diminuire di 3 milioni di unità (-8,1%). La “buona notizia” in questa analisi fatta da Cgia Mestre, è che Mantova è agli ultimi posti della graduatoria relativa alla perdita di mano d’opera. Secondo le proiezioni, infatti, la nostra provincia è alla posizione 101 su 107, con una perdita prevista di 7.043 unità per un calo percentuale del 2,74%. Ma non è tutto oro quello che luccica. Il calo contenuto di persone in età lavorativa presenti nel nostro territorio tra 10 anni non sta a significare necessariamente che a Mantova assisteremo a una sorta di boom economico. Non per niente a patire di questo trend saranno soprattutto le micro e piccole imprese, che nel Mantovano negli ultimi 11 anni sono diminuite di 3.172 unità, 277 delle quali nel solo capoluogo (come riportato ieri su queste stesse pagine, ndr). Questa recessione minima è riconducibile al fatto che, tra le altre cose, realtà territoriali come Mantova presentano un tasso della popolazione straniera su quella residente molto elevata, abbassando così l’età media e incidendo positivamente sulle nascite. Su questo fronte, infatti, Mantova è al quinto posto a livello nazionale con un percentuale di residenti stranieri del 13,6% alla data del primo gennaio 2023. In quest’ottica non è affatto una sorpresa che al primo posto come percentuale di stranieri residenti ci sia la provincia di Prato con il 21,5% a ribadire il fatto che proprio la provincia toscana sia l’unica che in proiezione registri un aumento di 1269 persone in età lavorativa per il 2034 per una crescita dello 0,74%. L’elaborazione dell’Ufficio Studi Cgia Mestre è basata sui dati Istat, secondo la quale nel 2034 il numero di persone in età lavorativa sarà sceso a poco meno di 34,5 milioni contro i 37,5 circa attuali. La conseguente desertificazione delle imprese riguarderà soprattutto regioni e province del Meridione; non per niente nelle prime quattro posizioni a questa graduatoria troviamo tre città del Sud (Agrigento, Caltanissetta, Enna) e una dell’Italia centrale (Ascoli Piceno). Già al quinto posto però compare il Nord con Alessandria e al decimo posto Asti, ma per iniziare a contare diverse province settentrionali bisogna andare a metà classifica.