Pd, Carra-Palazzi verso la resa dei conti per la segreteria provinciale

MANTOVA Meno di un mese al rinnovo della segreteria provinciale del Pd, e tutti i nodi sono venuti al pettine. Braci vecchie covano sotto la cenere, e nuove linguelle di fuoco si accendono sui ceppi dell’antica “Quercia” per affermare la politica del personalismo.
A chi passare il testimone di Marco Marcheselli? Alcuni segretari di circolo avevano pensato inizialmente al soggetto più attivo rimasto nella segreteria di Lunetta in qualità di tesoriere, ovvero a Stefano Simonazzi, che è pure il capo di gabinetto del sindaco. Designazione rifiutata dall’interessato stesso che mai avrebbe potuto concepire di diventare il “numero 1” politico di colui che oggi lo tiene “numero 2” in via Roma. A questo punto si scoprono però tanti altarini Dem.
Se è vero che nel partito Mattia Palazzi – bonacciniano dichiarato alla vigilia delle primarie nazionali – appare ormai platealmente “nudo”, non meglio vestito appare il suo diretto avversario interno, l’ex deputato e oggi consigliere regionale Marco Carra, che almeno dal 2015 rivendica a sé ruoli e visibilità contestatigli dal protagonista della vita politica cittadina.
Il lavorio sotterraneo che si sta consumando si traduce in pervicaci azioni e reazioni uguali e contrarie fra i due mirate a esibire i relativi estensori come i primi della classe nella sopraggiunta “variabile Schlein”. Nessuno dei due accarezza la linea della leadership nazionale: Carra è notoriamente fermo sulle posizioni di Cuperlo; Palazzi è invece dichiaratamente bonacciniano, ma ancora con nostalgie bersaniane annacquate di renzismo. Eppure entrambi si chinano al dettame della segretaria nazionale, ben sapendo che i promotori della mozione Schlein alla vigilia delle primarie in tutto il Pd mantovano si sarebbero potuti contare sulle dita di una mano. Dunque, a chi assegnare il mandato post-Marcheselli? Con una sorta di auto-candidatura, ci prova la referente giovanile dei Dem, Valeria Missora, che conta di suo i 10 (numero reale, non proverbiale) giovani dem dell’intero comprensorio. Anche lei vorrebbe poter dire all’assise di ottobre “non ci hanno visti arrivare”, e certo Carra non se ne direbbe insoddisfatto; ma non sempre la storia è replicabile. Contro questa prassi persino numerosi segretari territoriali già schierati con la Schlein hanno alzato da ultimo gli scudi della riserva: ben 21 di loro avanzano infatti la propria contrarietà. Da qui la soluzione dell’area bonacciniana, individuata nel castiglionese Maurizio Caristia, storico “migliorista” della corrente a scavalco fra Massimo Chiaventi e Antonio Viotto, ultimamente passato nei ranghi vincenti della Schlein.
Lo scioglimento delle riserve di Caristia parrebbe ragionevole solo nella condizione di un congresso unitario. Ma così non sarà. Proprio l’area di Carra questa volta dichiara la proposta Caristia “indecente”, spiazzando e scontentando persino i segretari passati con la Schlein.
Allo stato dei fatti, ai Dem virgiliani non rimane che mettersi alla conta con almeno due mozioni congressuali. Nel braccio di ferro che si profila fra Carra e Palazzi potrebbe prefigurarsi l’ulteriore rivincita del primo e il pericoloso affossamento politico del secondo. Per il partito de “l’Unità” invece sarebbe comunque il più evidente segnale di disgregazione mai conosciuto prima.