Porta Cerese: sottopasso, partiti espropri e contestazioni

MANTOVA Quattro raccomandate ad altrettanti proprietari di via Bonoris, e scatta l’allarme che potrebbe culminare in una raccolta firme, oltre che sicuramente in una opposizione legale. Sono le lettere di avviso di esproprio per fare posto al complesso di interventi riguardanti il sottopasso di Porta Cerese. Anzi, non un sottopasso solo, ma ben quattro, dicono i residenti colpiti dal progetto in capo alle ferrovie per bypassare il binario della linea Mantova-Monselice. Uno è quello che si andrà a scavare sotto i binari, ma altre tre strutture sormonteranno il percorso in trincea; uno a servizio di via Visi, due nel nodo di via Brennero e un altro in prossimità dello stadio.
Non solo. Il progetto di Rfi, solo parzialmente esposto un mese fa dal Comune, mostra chiaramente una sottrazione di aree anche alla palazzina del gommista di Porta Cerese, aree cortive con sbocco stradale a un’altra palazzina affacciata su via Brennero, oltre alle aree comunali degli ex distributori del piazzale, oggi utilizzati dai “patatari”, e anche parte di quella che un tempo era designata come piazzale Ragazzi del 99, oggi integrata con piazzale Montelungo dopo la demolizione dell’ex PalaTe.
«Ci hanno dato 30 giorni per fare osservazioni – lamenta uno degli espropriandi –. Ma il danno esistenziale ed economico che ci verrà arrecato è enorme. Vedendo le planimetrie, appare chiarissimo che ci troveremo la futura strada a 2 metri dalla recinzione e a 5 dal muro di casa. Insomma, veicoli e camion a soli 7 metri. Mio figlio ha investito centinaia di migliaia di euro per fare cappotti ai muri e installare il fotovoltaico, e adesso la sua casa non varrà più niente. Io avevo piantato siepi e alberi da frutta per nascondere via Parma, e mi tireranno via tutto. Mi era persino stato negato il permesso di mettere il casotto in legno per gli attrezzi, mentre il Comune ha diritto di distruggermi la casa, la tranquillità e il valore dell’immobile. Persino il prezzo di esproprio è ridicolo: calcoleranno le aree come terra agricola. A quel punto – conclude – sarebbe stato meglio se ci avessero espropriato le case»