Presente e futuro del commercio a Mantova: “Solo gli eventi portano gente in città”

MANTOVA –

Ha festeggiato i quarant’anni della sua attività, ormai punto di riferimento in fatto di moda per i mantovani. E non solo per loro: Annick Mollard, titolare del negozio di calzature e accessori che porta il suo nome, anzi il suo cognome, ha una vera passione per la sua professione, che coltiva con la costante ricerca di articoli che si differenzino da ciò che il resto del mercato propone e che siano frutto di lavoro artigianale, innovativo e sostenibile. Per quanto possibile. La sua attività nel tempo è cambiata e Mollard ha sempre cercato di evolversi, di guardare avanti. Impegnata con vari ruoli in Camera di Commercio e rappresentante del settore Pari Opportunità della Provincia di Mantova, sono tanti i progetti sviluppati per migliorare tutto il comparto. Anche se la sua convinzione principale è che per prolungare il successo del proprio lavoro sia necessario non agire singolarmente, bensì creare una salda e fattiva rete di collaborazione tra realtà differenti.

Il campo commerciale attualmente deve rispondere a tanti cambiamenti: quelli imposti dall’emergenza sanitaria e dall’incremento delle vendite on line, oppure dalle esigenze dei consumatori, che hanno portato spesso i negozi a diventare centri dove trovare esperienze diverse…
“Il lavoro è mutato in modo totale. A dire la verità la svolta era già partita nel 2000, con l’arrivo degli outlet e la diffusione delle vendite on line. Toccava a noi piccole realtà adeguarci alla situazione, così ho iniziato la formazione per l’e-commerce e ho avviato un totale restyling del locale e della mia azienda. Ho creato il sito legato alla mia attività e impostato l’on line nel 2009. Ero una delle poche a effettuare vendite in internet. Ciò mi ha permesso di aprire l’azienda al mondo intero. E’ stato stimolante e impegnativo per me e per le mie collaboratrici, in tutti i sensi, ma i risultati sono stati notevoli, con clienti arrivati da ogni Paese. In effetti all’epoca si trattava di una attività più sviluppata verso i paesi stranieri rispetto all’Italia”.

E in tutto questo che conseguenze hanno portato il Covid e le successive chiusure forzate?

“L’emergenza sanitaria ha per molti aspetti fatto precipitare le cose, ma ha mostrato anche un’altra faccia del commercio. Le aziende erano ormai on line, bisognava però far capire che occorreva uno sforzo ulteriore. In alcuni casi è accaduto, grazie all’apertura di piattaforme specifiche che hanno reso possibile una condivisione, permettendo dunque ai negozi di collaborare con i grandi marchi. E’ stato un percorso molto complesso, ma ci ha consentito di non farci sopraffare da un tipo di concorrenza sleale. L’emergenza sanitaria ha poi fatto emergere un’altra faccia dei nostri negozi: ho sempre mantenuto il contatto con i clienti e avviato le consegne a domicilio della merce. In quel momento l’acquisto dei miei capi ha rappresentato una manifestazione di affetto e un riconoscimento alla nostra professionalità. Questo ci ha portato a rimanere fiduciosi. E’ stato fantastico poi, quando abbiamo potuto riaprire, veder tornare tutti i nostri clienti e poterli accogliere di nuovo”.
Lei è impegnata anche in ruoli istituzionali, che permettono al comparto di essere più unito, di trovare soluzioni comuni che possano sostenere l’attività imprenditoriale…
“Io posso solo ringraziare Confcommercio, sono da sempre associata e ho avuto l’opportunità di ricoprire rilevanti ruoli: esponente di giunta in Confcommercio, vice presidente di Federmoda, rappresentate nel comitato Pari Opportunità della Provincia di Mantova. Sono poi stata la prima donna sul territorio a essere consigliera in Camera di Commercio, sono presidente del Comitato per l’imprenditoria femminile dal 2008. Grazie a questo incarico è stato possibile promuovere piani soprattutto di conciliazione tra famiglia e lavoro, per venire incontro in particolar modo alle difficoltà delle donne imprenditrici. Si sono realizzati progetti di sistema attraverso la rete delle associazioni di categoria, le istituzioni e tutto il mondo del commercio in modo compatto, per agevolare l’accesso al credito e aiutare le aziende a nascere o migliorare assieme a banche e Confidi. E’ stato importante attuare il progetto di rigenerazione urbana, nel 2012 a seguito del terremoto, che ha messo in contatto oltre cento imprese ed è stato il primo passo verso l’ideazione delle Notti Bianche. Nel 2017 abbiamo sviluppato una significativa iniziativa sullo smart working, allora non regolato da una legge chiara. Siamo stati i primi a livello nazionale a intraprendere tale azione. Quando è arrivato il Covid le aziende si sono trovate già formate, hanno saputo affrontare la situazione e ci hanno espresso la loro gratitudine. Naturalmente questa attività si porta avanti, perché tutto è costantemente in trasformazione. E poi così si sostiene anche il benessere di chi lavora e si concretizza una forma di sostenibilità, con meno mezzi di trasporto in circolazione e tanti altri benefici. Per ogni cosa è essenziale interagire, così si ottengono risultati di maggior impatto, come quando abbiamo manifestato tutti uniti negli anni Novanta, per mantenere la zona a traffico limitato in centro storico. Se avessimo operato separatamente le cose sarebbero andate diversamente. E’ fondamentale che il centro sia vissuto come uno spazio dove potersi muovere tranquillamente. Così si fortifica tutto il comparto, si può dare vita a proposte unitarie di vario genere. Essere in Camera di Commercio anche a livello regionale mi ha dato l’occasione di presentare progetti ampi, in sinergia con altre regioni. Fino ad arrivare in sede europea, a Bruxelles, dove con la mia consigliera di comitato ho portato il piano sullo smart working nel 2019.L’ultimo progetto posto in atto riguarda l’agricoltura, uno dei comparti su cui si occupa la Camera di Commercio, focalizzato sulla trasformazione digitale nel settore. E’ stato un grande successo, che ha consentito una valida formazione grazie alla collaborazione tra associazioni di categoria e imprese e che ha permesso l’apertura al mondo della scuola”.

Una rassegna di ampio respiro partita dalla rigenerazione urbana è stata, come detto, quella delle Notti Bianche. Secondo lei manifestazioni come questa sono utili per agevolare il commercio o andrebbero riviste in un’altra ottica?

“ Bisogna partire dal presupposto che nel caso delle Notti Bianche si parli soprattutto di animazione. Tra i commercianti c’è chi ha saputo organizzarsi bene in questi frangenti, facendo cose ottime. Il mio settore ha tutto l’interesse ad affiancare simili situazioni per tenere aperte le attività, aumentare la visibilità e l’accoglienza. Oltre all’apertura servono però altre iniziative, messe in campo insieme alle istituzioni, per attirare gente a Mantova. Poi ogni tipo di evento va bene se aumenta il livello promozionale, come accade ormai con diversi festival cittadini: le persone arrivano in centro, si guardano attorno, se si trovano bene tornano. Questo è un vantaggio per tutto l’indotto. Una potenzialità da sfruttare maggiormente è senza dubbio quella del turismo legato al sistema delle motonavi. Gli esiti in ciascun aspetto, però, arrivano se non si agisce da soli, bensì nell’ambito delle associazioni, insieme al Comune, alla Camera di Commercio, alla Provincia e Regione Lombardia. Così si può arrivare ad allargare il raggio di azione anche sul lago di Garda. Ma è necessario portare idee, adattare i progetti e finalizzarli al raggiungimento di un turismo che naturalmente non sia di massa, ma costante e di qualità. Qualsiasi iniziativa vale la pena di essere valutata, se può mettere in qualche modo in circolo l’economia”.