MANTOVA È una bufera mediatica quella che sta investendo il percorso di riattivazione della cartiera ex Burgo da parte della Pro-Gest, dopo la chiusura del 2013, e che ora ha finito per prendere le vie degli uffici comunali, provinciali e giudiziari. Sull’onda emotiva di odori molesti prodotti da 20mila tonnellate di carta depositate all’interno dello stabilimento di via Poggio Reale, si è passati alle analisi del materiale stoccato, che perà non hanno prodotto dati rilevanti né significativi. Persino i “nasi elettronici” in dotazione all’Arpa hanno finito per arrendersi all’evidenza che i miasmi nauseanti avvertiti fra Cittadella e Colle Aperto non potevano provenire da lì.
Un analogo sberleffo al sentire comune parrebbe arrivare dalla convinzione che l’azienda sia già entrata nella fase della produzione e dell’incenerimento dei rifiuti contenuti nel processo di depurazione delle fibre cartacee; non solo le dichiarazioni dell’azienda, ma anche le reiterate ispezioni in stabilimento da parte degli organismi pubblici di controllo hanno finito per convenire che i processi produttivi non sono ancora stati avviati, e i macchinari all’interno della struttura di Pier Luigi Nervi sono ancora in fase di taratura. Quanto poi al termocombustore destinato a bruciare il pulper (ovvero le impurità contenute nelle ecoballe cartacee in deposito, che costituiscono la materia prima della futura produzione) non solo non è ancora stato avviato, ma nemmeno costruito.
Restano in essere a carico dell’azienda gli abusi edilizi riscontrati dai tecnici comunali per realizzazioni non conformi al progetto, e le due ordinanze del sindaco per liberare il piazzale interno dal materiale stoccato in difformità rispetto alle concessioni. Una quantità enorme che le Cartiere Villa Lagarina, che fanno capo a Pro-Gest, in parte imputa alle more della burocrazia. Dal 2017 la cartiera ha chiesto autorizzazioni per poter mettere tutto in ordine, tenuto conto dell’ingente investimento di oltre 200 milioni fatto su Mantova. Ma i 180 giorni di tempo canonici per ottenere risposte, sono diventati 450, e di risposte nemmeno l’ombra.
Le trattative in corso per potere delocalizzare quel materiale nell’area di Olmolungo non possono certo rispettare le tempistiche stringenti delle ordinanze sindacali, in ragione delle quali a Pro-Gest non resterebbe più che una settimana per fare piazza pulita del materiale contestato, e attualmente sotto sequestro. Come dire che quando gli enti devono dare una risposta si prendono agio di triplicare i tempi di legge sino a 450 giorni, ma quando chiedono ai soggetti privati delle risposte le pretendono entro 10.
Quanto poi all’ultimo motivo del contendere, quello relativo alle impurità riscontrate dalla guardia di finanza nelle eco-balle, il secondo comunicato della Pro-Gest conferma i contenuti generali del primo: qualsiasi materiale estraneo a queste balle di carta provenienti da raccolta differenziata, per l’azienda costituisce solo un costo aggiuntivo, non certo un vantaggio. Esso viene comperato a peso di materia prima, ma va poi scorporato dalla produzione (ricordiamo che Pro-Gest produce carta da packaging). Oltretutto si tratta di carta in prevalenza di provenienza italiana, assicura il comunicato, acquistato da chi opera nel settore della raccolta differenziata. Queste in sostanza le risposte che la cartiera darà ai titolari dell’inchiesta in corso, in attesa di cercare una soluzione anche per il problema dello stoccaggio sul quale pende la spada di Damocle di un’ordinanza.
Pro-Gest, il gip convalida il sequestro. Il gruppo Zago si difende
Le Cartiere Villa Lagarina: i primi danneggiati siamo noi