Processo Grimilde, battute finali poi via alla maxi camera di consiglio

MANTOVA Con le repliche della pubblica accusa, ieri in tribunale a Reggio Emilia, si è avviato alla fase conclusiva il processo di ‘ndrangheta “Grimilde” instaurato con rito ordinario innanzi al collegio dei giudici (presidente Donatella Bove, a latere Silvia Guareschi e Matteo Gambarati) circa le presunte attività illecite, nel territorio emiliano e non solo, della cosca Grande Aracri di Cutro. Dopo la requisitoria di un mese fa del pubblico ministero della Dda di Bologna, Beatrice Ronchi, che per gli imputati aveva chiesto condanne per complessivi 120 anni di carcere, le richieste risarcitorie delle parti civili, pari a 9 milioni di euro e da ultimo, le arringhe delle difese, la parola è passata quindi di nuovo al magistrato inquirente. Tra i vari punti riesaminati in tale sede dal Pm felsineo, anche quelli attinenti i tre imputati “mantovani”, sui 16 totali finiti a giudizio, vale a dire Giuseppe Passafaro (classe 1968), Pietro Passafaro (classe 1995) e Francesco Paolo Passafaro (classe 1996), rispettivamente padre e figli, residenti tutti a Viadana. Tra le accuse mosse nei loro confronti dalla procura antimafia quelle relative a presunte intestazioni fittizie di attività commerciali site nell’area di Brescello con la contestata aggravante dell’associazione mafiosa. Su questo preciso punto, nelle precedenti sedute, gli avvocati Enrico Zamparelli e Alessandro Di Palma, entrambi del Foro di Napoli, avevano al contrario chiesto l’assoluzione per i tre loro assistiti citando a loro sostegno un passo della sentenza di appello “Grimilde” con rito abbreviato che aveva visto escludere tale aggravante, sempre per il medesimo capo d’accusa riferito ai Passafaro, nei confronti di uno dei principali imputati di detto altro filone processuale, ovvero Salvatore Grande Aracri. Per il Pm Ronchi però, contestando la decisione della Corte d’Appello, gli imputati e in particolare Giuseppe Passafaro, «sarebbero stati perfettamente a conoscenza di tutti i traffici illeciti attribuiti a Salvatore Grande Aracri». Lunedì prossimo si proseguirà quindi con le controrepliche difensive prima che il collegio giudicante si ritiri negli uffici della questura reggiana (come già occorso per il precedente maxi processo Aemilia) per la lunga camera di consiglio da cui uscirà solo due o tre giorni dopo con il verdetto finale.