Quell’agguato nel Palermitano: parla l’ex boss pentito di mafia

MANTOVA Al gip di Mantova Giuseppe Benigno, il 45enne palermitano arrestato dai carabinieri in una cascina a San Cassiano dove era ospite di parenti, aveva detto di essere estraneo a fatti di mafia e di essersi trasferito da Belmonte Mezzagno al Mantovano in cerca di lavoro e non per nascondersi dai sicari che lo scorso 2 dicembre gli avevano teso un agguato in paese. Dal canto suo, invece, Filippo Bisconti ex boss di Belmonte Mezzagno ora collaboratore di giustizia, ha spiegato al gip di Palermo che nel piccolo centro ad alta concentrazione mafiosa negli ulti i tempi si è sparato e ammazzato tanto perché c’è un nuovo boss che sta segnando il territorio: Salvatore Francesco Tumminia, uno degli arrestati nell’operazione Cupola 2.0 insieme allo stesso Giuseppe Benigno. Proprio attorno a questa ipotesi lavorano attulamente gli investigatori della Dda di Palermo. Riguardo al fatto di essere stato intercettato e visto insieme ad esponenti di Cosa Nostra, Benigno si era giustificato davanti al gip  Matteo Grimaldi spiegando che il paese è piccolo e tutti si conoscono. In effetti lo conoscevano bene anche i due sicari che lo avevano affiancato in scooter mentre era in auto gli avevano sparato contro 9 colpi di pistola, ferendolo. A tale proposito le parole del pentito Bisconti lasciano poco spazio ai dubbi: «i Tumminia sono soggetti che portano solo male alla comunità belmontese», e gli investigatori ora stanno cercando di collegarli con due morti ammazzati e Giuseppe Benigno scampato a un agguato. Tutto nel giro di un mese a Belmonte Mezzagno, dove tutti si conoscono.