Reddito di cittadinanza: a nessun avente diritto è stato proposto un lavoro

MANTOVA Quando arrivano quei benedetti “progetti utili alla comunità” (familiarmente Puc)? è l’interrogativo mosso da Forza Italia alla giunta comunale attraverso una raccomandazione del suo capogruppo  Pier Luigi Baschieri, che correda l’atto con un desolante quadro riassuntivo, cifre incluse, dell’esito del reddito di cittadinanza introdotto dal governo.
La premessa vede infatti che sino ad oggi nessuno dei 973 soggetti mantovani beneficiari del reddito di cittadinanza (di cui il 30% in carico ai servizi sociali comunali e il restante 70% ai Centri per l’impiego) ha avuto un colloquio di lavoro per il suo reinserimento lavorativo come prevede la normativa; stando ai termini della quale, agli aventi diritto toccherebbe un sostegno economico statale che va dai 40 ai 1.280 euro mensili.
In cambio di cosa? Proprio di quei Puc, ovvero le attività di pubblica utilità non retribuite, con obbligo è di essere svolte per almeno 8 ore la settimana sino a un massimo di 16 ore. Il tutto per un sostegno economico statale che va dai 40 ai 1.280 euro mensili.
Ma qui cominciano i dolori, a detta di Baschieri. «Mi risulta che i 16 “navigator” che si sono insediati a settembre presso i centri per l’impiego della provincia di Mantova stanno ancora studiando il mercato del lavoro mantovano e risultano quanto mai incerti i tempi di attivazione delle future selezioni per il collocamento lavorativo di chi rischia l’indigenza e risulta privo di una occupazione lavorativa».
Di più. “la fase 2” del reddito di cittadinanza è scattato con l’obbligo dei progetti di pubblica utilità nel comune di residenza, secondo il decreto del lavoro pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’8 gennaio 2020. «Il decreto – prosegue Baschieri – impone ai beneficiari del reddito di cittadinanza di offrire la propria disponibilità a svolgere progetti utili alla collettività nel proprio comune di residenza, anche se un solo componente del nucleo familiare non aderisce al patto per il lavoro fa perdere il diritto al reddito di cittadinanza all’intera famiglia».
Insomma, un flop, secondo l’esponente azzurro. Tantopiù che restano esclusi dal patto di inclusione sociale gli occupati che hanno un reddito superiore a 8.145 euro annui, gli autonomi che percepiscono redditi superiori a 4.800 euro, gli studenti, coloro che beneficiano di pensione di cittadinanza , i disabili, gli over 65 e i componenti di famiglie con a carico bambini o disabili. Da qui l’invito di Baschieri a coinvolgere società pubbliche o pubblico-private (Apam, Tea, Aster, Aspef, Fondazione Te, eccetera), «e di impegare questo esercito di persone in accoglienza scolastica e vigilanza nelle scuole, in servizi di vicinato ad anziani e disabili, in impieghi sugli autobus o nelle biblioteche, in vigilanza nei musei, nella pulizia di strade e giardini, nella pulizia di scritte e graffiti e nell’allestimento di doposcuola».