Rossi lancia l’appello: “Solo l’impresa ci salva dal disastro”

MANTOVA Sono arrivati da Milano i pezzi grossi del centrodestra per inaugurare la sede del comitato elettorale di  Stefano Rossi, candidato sindaco del centrodestra e capofila della civica di stampo fontaniano “Mantova ideale”. Nel centinaio di presenze che, a debita distanza, hanno partecipato al taglio del nastro in via Grazioli 6 (a pochissimi passi dal quartier generale del comitato avversario di  Mattia Palazzi) spiccavano l’assessore regionale alla cultura  Stefano Bruno Galli, il vice di Salvini on.  Andrea Crippa, il deputato  Andrea Dara, i consiglieri regionali  Alessandra Cappellari e  Barbara Mazzali, e poi le rappresentanze dei partiti sostenitori:  Alessandro Beduschi,  Enrico Volpi,  Paola Bulbarelli,  Stefano Gialdi,  Tommaso Tonelli (riavvicinatosi al centrodestra),  Andrea Gorgati,  Simone Paganini – per non dirne che alcuni.
Ma il succo della giornata Rossi l’ha riservato ai contenuti, insistendo particolarmente sul suo progetto di città futura, in aperto contrasto con l’andazzo storico e persino, ovviamente, con quello del sindaco uscente. Una visione apertamente proiettata al lavoro anche senza pregiudiziali ideologiche: «Un sindaco non fa impresa, ma deve creare le condizioni affinché questa possa concretizzarsi, un po’ come quando Mantova è rinata negli anni ’50 sotto la guida di Rea. Certo noi oggi abbiamo ben altre consapevolezze ecologiste e non ammetteremmo una industrializzazione massiccia come allora, ma una sorta di “piano Rea” compatibile è più che mai proponibile».
Per Rossi lo scenario contemporaneo offre spettacoli, non prospettive: «Il turismo è un valore complementare di un’economia, non certo l’obiettivo primario. Mantova richiama 300mila persone all’anno, e non può pensare di vivere e crescere con le sbrisolone o con le merende al sacco dei cicloturisti. Ci vuole ben altro».
E altro per Rossi significa innanzitutto infrastrutture («L’unica realizzata dal sindaco uscente è il ponte ciclabile su Porto Catena, che chiamarla infrastruttura è un’offesa. Persino la bretella di Valdaro io ancora non la vedo»). Da lì si deve partire, per il candidato del centrodestra. E non solo: occorre dare a chi può investire certezze e senso di affidabilità. «Il caso Pro-Gest, a prescindere da come la si pensi, è paradigmatico di un atteggiamento assolutamente sbagliato verso chi viene a investire. Nessuno porterà mai capitali e lavoro se un’amministrazione prima offre, poi ritira la mano, poi mette paletti, poi torna a concedere ma in modo condizionato… Chi fa iniezioni di denaro e vuole portare sviluppo a queste condizioni non ci sta. Io ho una esperienza trentennale nel mondo del lavoro, dell’impresa, e posso esprimermi con sicurezza».
Dunque sviluppo, assicura Rossi, ma non industrializzazione selvaggia: «Ci teniamo tutti alla salute. L’importante è far capire che c’è modo e modo per portare sviluppo, opere servizi. I titolari di Pro-Gest, per esempio, si sono meravigliati che l’amministrazione di Mantova sia stata l’unica a non porre condizioni di opere compensative come hanno fatto tutte le altre dove hanno impiantato stabilimenti. Insomma, questa sinistra è brava a organizzare concerti di un sol giorno, a promettere parchi senza nemmeno copertura finanziaria, ma non sa fare impresa e non sa progettare un futuro», conclude Rossi.