MANTOVA Sono passati 19 giorni da quando, a Milano e nelle città della ‘bassa’ lombarda, si è cominciato a respirare ininterrottamente aria con livelli di polveri sottili mediamente doppi rispetto a quelli che la normativa europea considera tollerabili per la salute umana. Un contesto in cui le misure di emergenza fin qui programmate si stanno rivelando sistematicamente inefficaci. Se negli anni il livello delle concentrazioni atmosferiche degli inquinanti ha teso a ridursi, grazie ai miglioramenti di motori, impianti termici e industriali, la situazione continua invece ad andare malissimo quando occorre fronteggiare condizioni meteoclimatiche critiche, in cui gli inquinanti si accumulano determinando lo stato più nocivo per le vie respiratorie.
«Aver abbandonato misure drastiche e impopolari, come i blocchi del traffico, se da un lato è stato giustificato dalla scarsa efficacia di questi interventi spot, ha però portato a disperderne il valore educativo: oggi la gente non pensa più che di fronte all’emergenza smog si debba anche modificare il proprio comportamento. Infatti respiriamo un’aria tossica, ma il traffico è sempre lo stesso, se non peggio, dei giorni con aria accettabile – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. Non diamo alibi ai cittadini per non comprendere che congestionare le città di traffico e usare l’auto anche per i piccoli spostamenti come portare i figli a scuola nel proprio quartiere non abbia un impatto significativo sul peggioramento della qualità dell’aria».
Per rendere le misure più efficaci occorre fare i conti con le emissioni dell’attuale parco auto. Se è vero che i diesel, specialmente quelli delle classi euro più basse, restano i veicoli più inquinanti tra quelli circolanti, è anche sempre più chiaro che, nei modelli automobilistici più recenti, le emissioni di polveri più rilevanti non sono più dallo scarico, ma derivano dall’usura: dei freni, degli pneumatici, dell’asfalto. Già cinque anni fa, con l’ultimo aggiornamento dell’inventario delle emissioni INEMAR, era chiaro come in una città come Milano il contributo di queste emissioni fosse pari a quelle dei gas di scarico. Sebbene non siano ancora disponibili inventari emissivi con dati più aggiornati, la situazione è sicuramente peggiorata per le emissioni da usura, soprattutto a causa della corsa agli acquisti di vetture di sempre maggior peso: un SUV da due tonnellate e mezzo, oltre ad inquinare di più con i gas di scarico, causa sicuramente maggior usura su freni, pneumatici e fondo stradale, rispetto a una utilitaria da nove quintali.
L’associazione scrive una lettera aperta al Sindaco di Città Metropolitana Giuseppe Sala, con i dati pubblicati da IEA (International Energy Agency) con un appello ad adottare misure mirate alla riduzione della circolazione dei mezzi più inquinanti, un consiglio che Legambiente Lombardia rivolge anche agli altri sindaci delle città del bacino padano che in questi giorni stanno respirando un’aria malsana.
«Chiediamo al Sindaco metropolitano di Milano, in quanto garante della salute dei cittadini, di introdurre misure di emergenza che, in situazioni di inquinamento come quella che stiamo vivendo, vietino la circolazione di SUV e altre autovetture pesanti, di qualunque motorizzazione, fissando il limite a 1,2 tonnellate e, se la situazione dovesse continuare ad essere critica, di arrivare a ordinare il completo blocco del traffico, non solo nella città, ma in tutta l’area metropolitana. Chiediamo anche di stabilizzare tale misura di emergenza nel redigendo ‘piano aria clima’, in affiancamento al necessario irrigidimento per quanto riguarda la sosta, affinché sia chiaro che nelle scelte ambientali e climatiche della città di Milano non c’è spazio per i SUV» conclude Barbara Meggetto.