Stupro di gruppo, le chat del branco

MANTOVA Un paio, seppur partecipi al presunto stupro, non sarebbero riusciti a spingersi fino in fondo nel proprio intento, al contrario di altri due con un ruolo decisamente più attivo; infine un quinto, “scagionato” dai suoi stessi amici, in quanto nella circostanza solo spettatore. Questo il quadro che emergerebbe dall’analisi delle chat Whatsapp dei cinque giovani mantovani finiti a processo circa l’accusa di violenza sessuale di gruppo. Conversazioni a fini probatori, portate ieri all’attenzione del collegio presieduto da Giacomo Forte, dal personale di polizia giudiziaria incaricato dei risvolti investigativi: «Tu l’hai messa incinta», «Eh sì, mi sa di sì», «Lui invece si è salvato, guardava e basta», «Voi invece avete fatto cilecca». Nello specifico, la vicenda risale alla notte tra il 18 e il 19 maggio 2021 quando, stando agli inquirenti, una ragazza cremonese all’epoca 17enne, dopo aver trascorso buona parte della giornata in compagnia di un conoscente sarebbe stata da questi invitata a partecipare a una festa privata organizzata nell’abitazione di uno degli imputati a Suzzara, dove poi sarebbe stata violentata. L’indagine, era quindi partita un paio di settimane dopo, quando al pronto soccorso pediatrico dell’ospedale di Cremona, si sarebbe presentata, accompagnata dalla madre (costituitasi parte civile assieme alla figlia) la stessa ragazzina lamentando nella fattispecie forti dolori al ventre. Trovato il coraggio per confidarsi la minore avrebbe così raccontato di essere stata violentata una quindicina di giorni prima, durante un party in provincia di Mantova. A quel punto, tramite mirate perlustrazioni e intercettazioni, le squadre Mobili di Cremona e Mantova avevano chiuso il cerchio dell’inchiesta culminata con le perquisizioni domiciliari nelle abitazioni dei cinque. Di contro, poggerebbe invece sul consenso della minorenne al rapporto sessuale oltre ad una «spiccata difficoltà della stessa a ricordare i fatti alla luce di quanto evintosi in incidente probatorio», la linea difensiva improntata al momento dai legali degli imputati, gli avvocati Alessia Soldani e Pasqualino Miraglia. Prossima udienza a febbraio.