Trasporto pubblico: scontro frontale tra Apam e sindacati

MANTOVA “Già il fatto di annunciare uno sciopero con tre mesi di anticipo è significativo dell’atteggiamento e delle reali intenzioni con le quali alcuni delegati si presentano ai tavoli negoziali, dichiarando la più totale disponibilità a fare accordi e additando di ipocrisia gli interlocutori o i colleghi non allineati”. Così si apre la nota del capo del personale Apam a tutti i dipendenti, aprendo un varco di dialogo con la posizione delle Rsu, ma nel contempo creando una divisione fra le rappresentanze sindacali – una sola delle quali, la Uil, si è astenuta dal sottoscrivere lo stato di agitazione. Il tempo per venire a miti consigli, sottintende Apam, ancora c’è, ma ciò che manca, leggendo il resto del testo, sembrerebbero le condizioni per soddisfare le richieste dei dipendenti che si erano detti sottoposti a eccessive turnazione e a un esubero di straordinari per una manifesta carenza di autisti, oltretutto decimati dal covid. Proprio la conclusione del fermo comunicato del comparto risorse umane lascia poco spazio alla possibilità di transare sui punti essenziali della protesta: «È inutile negare che le risorse economiche a disposizione di Apam siano oggi fortemente limitate, che alcune professioni, come quelle dell’autista e del meccanico, vengano snobbate dai giovani, che la pandemia abbia penalizzato il trasporto pubblico probabilmente più di ogni altro settore in Italia, ma in questo scenario difficile e in continua evoluzione la direzione vuole rassicurare che continuerà ad adoperarsi per ricercare con le istituzioni, le associazioni di categoria, le rappresentanze sindacali, i partner industriali, ogni possibile soluzione per uscire da questa fase critica, conseguendo gli obiettivi e rispondendo alle attese dei lavo r a t o r i » . Dunque, anche maggiorazioni degli stipendi, come chiesto e rivendicato dai sindacati? No, quello no. L’azienda “capisce” il nocciolo del problema, la svalutazione degli stipendi rispetto ai rincari dei beni di consumo, «tuttavia non è realistico pensare che con interventi una tantum (es. bonus carburante) peraltro interamente a carico del bilancio aziendale, si possa invertire questa tendenza e creare le basi per un futuro diverso». La strada ci sarebbe: quella delle “premialità” per merito; ma a questo punto, commenta ancora l’Apam, sono le stesse rappresentanze dei lavoratori che mettono i bastoni fra le ruote, cavalcando «la strada degli interventi economici a pioggia secondo la logica del “meglio poco per tutti”, rispetto a un percorso più difficile, ma virtuoso».