Cristicchi venerdì sera ad Asola

ASOLA L’amministrazione comunale in occasione del Giorno del Ricordo ha deciso di proporre al teatro San Carlo lo spettacolo “Esodo, racconto per voce, parole ed immagini” di e con Simone Cristicchi. Si tratta del racconto di una pagina dolorosa della storia d’Italia, di una complessa vicenda del nostro Novecento mai abbastanza conosciuta, la cui memoria è stata affidata a tante, piccole, umili testimonianze che appartengono alla quotidianità. Lo spettacolo, già programmato nel 2020 ma saltato a causa della pandemia, viene riproposto stasera alle ore 21 per fare memoria di coloro che furono vittima dei massacri delle foibe e di chi dovette lasciare la propria terra natale. Non è difficile immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale e quanta sofferenza intere famiglie impacchettarono le loro cose lasciandosi alle spalle le case, le città, le radici. Al Porto Vecchio di Trieste c’è un “luogo della memoria” particolarmente toccante: il Magazzino n. 18. Racconta di una pagina dolorosa della storia d’Italia, di una complessa vicenda del nostro Novecento mai abbastanza conosciuta, e se possibile resa ancora più straziante dal fatto che la sua memoria è stata affidata non a un imponente monumento ma a tante, piccole, umili testimonianze che appartengono alla quotidianità.Nel porto vecchio di Trieste, il Magazzino N.18 conserva sedie, armadi, materassi, letti e stoviglie, fotografie, giocattoli, ogni bene comune nello scorrere di tante vite interrotte dalla storia, e dall’Esodo: con il Trattato di Pace del 1947 l’Italia perse vasti territori dell’Istria e della fascia costiera, e circa 300 mila persone scelsero – davanti a una situazione dolorosa e complessa – di lasciare le loro terre natali destinate a non essere più italiane.Non è difficile immaginare quale fosse il loro stato d’animo, con quale e quanta sofferenza intere famiglie impacchettarono le loro cose lasciandosi alle spalle le case, le città, le radici. Davanti a loro difficoltà, paura, insicurezza, e tanta nostalgia.
Paolo Zordan