Enrico Ruggeri al Martelli con la Nazionale Cantanti: “Felice di tornare dove tutto cominciò”

MANTOVA Proprio oggi compie 66 anni. Della Nazionale Cantanti ricopre la carica di presidente, oltre ad esserne una delle bandiere. Non poteva che partire da lui, Enrico Ruggeri, la marcia d’avvicinamento al grande evento benefico che si svolgerà domenica prossima al Martelli: Nazionale Cantanti contro Boom Friends & Sportitalia, incasso devoluto all’ospedale Carlo Poma di Mantova. Ruggeri ripercorre con noi la sua quarantennale esperienza con la Nic.
Cosa rappresenta per te la Nazionale Cantanti?
«Una piacevole e benemerita sorpresa, che nel corso degli anni ha saputo conquistarsi una grande credibilità. Cento milioni di euro fa nessuno credeva che avrebbe potuto raggiungere risultati così straordinari. E poi c’è dell’altro».
Ovvero?
«Direi il contatto con la vita vera. Mi spiego: il cantante solitamente è un tipo “viziato”, adorato e assecondato dal suo pubblico. Vive in un’altra dimensione, magari si arrabbia per un cavo che si stacca. Con la Nazionale Cantanti si tocca una realtà diversa: vai a trovare i bambini malati di leucemia ed è lì che cambia la tua visione delle cose. Capisci per che cosa vale davvero la pena prodigarsi. In poche parile, riprendi il contatto con la realtà».
Ti ricordi la prima volta con la Nic?
«Perfettamente, anche perchè fu proprio allo stadio Martelli di Mantova. Aprile 1984, avevo appena fatto Sanremo con Nuovo swing. Allora, per entrare nella Nic, le selezioni erano dure. Fummo scelti io ed Eros Ramazzotti, anche lui reduce dal Festival con Terra promessa. Eros debuttò ad Ascoli, io poche settimane dopo a Mantova».
Andò bene?
«Ero piuttosto emozionato. Trovarmi a giocare in uno stadio pieno, in mezzo a mostri sacri come Morandi e Tozzi… Sapete com’è».
Qual è il tuo ruolo in campo?
«Numero 10. Il mio score conta 130 gol in 250 partite».
Il primo aneddoto che ti viene in mente di queste 250 partite?
«I due gol segnati a San Siro. Il portiere era Sebastiano Rossi, io anticipai un certo Paolo Maldini e segnai sotto la curva dell’Inter. Per me, tifoso nerazzurro fino al midollo, fu un attimo di gioia indescrivibile. Che antepongo alla nascita dei miei due figli».
Addirittura!
«Sì, perchè con i figli poi intraprendi un percorso di vita. Quello invece è stato un attimo. Magico e irripetibile».
Il tuo rapporto col calcio?
«Grazie al calcio, tengo vivo il contatto col bambino che tutti noi abbiamo dentro. Ancora oggi gioco almeno una volta a settimana, e in quel momento non penso a nulla».
Chi è il tuo calciatore di riferimento?
«Ho sempre avuto due idoli. Uno è George Best, genio e sregolatezza. L’altro è Evaristo Beccalossi, che in questo non era da meno. Ovviamente, visto che siamo a Mantova, non posso non citare Roberto Boninsegna».
Il tuo rapporto con Mantova?
«È una di quelle città dove ti dimentichi di avere la macchina. Bellissima, tutta da visitare, super vivibile. Ci capito spesso ed è sempre un piacere».
Quali sono i tuoi prossimi progetti musicali?
«È uscito da poco Dimentico, un brano che tratta il tema delicato dei malati di Alzheimer. Quest’estate proseguirà il mio tour che lo scorso marzo abbiamo aperto proprio a Mantova».
Per concludere: due motivi per non mancare domenica al Martelli?
«Uno: rendersi utili alla comunità e quindi a noi stessi, perchè lo scopo di sostenere l’attività del “Poma” è nobile. Due: trascorrere un bel pomeriggio divertente, con tanti grandi personaggi che faranno il massimo per renderlo tale».