Festivaletteratura – Rabinowich e Pitzorno: la fuga dal proprio Paese tra passato e nuovi inizi

MANTOVA Lasciare il proprio paese, le sue tradizioni, gli affetti e tutto ciò che costituiva la propria “casa” per trasferirsi in un altro paese dove tutto è nuovo e diverso da ciò che costituiva la quotidianità. Di questi sentimenti, a volte contrastanti, ha parlato la scrittrice Julya Rabinowich intervistata da Bianca Pitzorno.
Pittrice, scrittrice, interprete: tutti aggettivi che descrivono la figura dell’ospite dell’evento svoltosi ieri al Palazzo della Ragione e che, al contempo, tratteggiano già la vita della donna nata a San Pietroburgo e trasferitasi da bambina a Vienna con i nonni. Un trasferimento che segna profondamente la sua vita ed il suo futuro: da un lato, le tradizioni della vita passata con i genitori che la vorrebbero veder intraprendere la strada della pittura e, dall’altro, le sue passioni che la porteranno a fare l’interprete affianco dei profughi e poi la scrittrice.
Scrittura che per Rabinowich diventa anche uno strumento di ribellione dalla famiglia e sua vera dimensione di libertà. Al centro delle sue opere, non a caso, il racconto di cosa significhi fuggire dalla guerra, dicendo addio alla propria patria, nella speranza di una vita migliore. Un approccio ad una nuova vita che spesso si scontra con l’attaccamento della famiglia d’origine al passato, ad un ancora insomma, che da un lato è radice con la propria identità ma dall’altro anche ostacolo ad un nuovo inizio. Temi che la scrittrice bene esprime in “E in mezzo: io“ ed “ E in mezzo: noi“ dove si parla della 15enne Madina e della sua famiglia trasferitisi a Vienna per sfuggire dalla guerra. Proprio lì la giovane dovrà districarsi tra una nuova vita che diventa subito “sua” ed un’incapacità della famiglia di abituarsi al nuovo, a partire dalla lingua: il primo grande ostacolo per una completa integrazione. Passato e futuro ma anche nuovi modelli di vita che si fanno avanti in chi – come il ragazzo che Madina incontrerà nel terzo romanzo, in fase di produzione – cerca di incastrare le vecchie e le nuove tradizioni. Uno spirito di adattamento che, si scoprirà, non dipendere solo dall’età come dimostrerà la nonna di Madina che si rivelerà.
Opere, quelle di Rabinowich, che sono anche lo specchio di una società ancora patriarcale dove le donne sono coloro che più sanno adattasi al nuovo ma spesso, purtroppo, non per una propria libera scelta ma per l’obbligo di seguire le volontà del marito.