Il Labirinto delle Metamorfosi di Palazzo Te in dialogo con Richard Strauss

MANTOVA Un’opportunità davvero rara di ascolto e di approfondimento della conoscenza di Metamorphosen, l’enigmatica composizione per 23 archi solisti di R. Strauss (1864-1949) che rappresenta uno dei più elevati esempi musicali di profonda introspezione, è stata offerta sabato al Teatro Bibiena grazie alla sinergia tra Oficina OCM e Fondazione Palazzo Te. Intitolato “In memoriam!”, l’evento ha abbinato all’ascolto musicale un’introduzione sul tema delle metamorfosi con gli interventi del direttore di Fondazione Palazzo Te, Stefano Baia Curioni, e del musicologo Emilio Sala. Un dialogo che ha reso ulteriormente interessante il concerto dell’Orchestra da Camera di Mantova e di Marco Rizzi, violinista e maestro concertatore, già applauditissimi protagonisti la sera precedente, sempre al Bibiena. Il nesso tra il capolavoro di Strauss e “Il labirinto delle metamorfosi”, tema del programma espositivo 2024 di Palazzo Te, è stato indagato e illustrato da Stefano Baia Curioni mettendo in relazione il senso di profonda crisi personale espresso dal compositore tedesco rispetto agli stravolgimenti e agli orrori provocati all’umanità dalla guerra, con le necessità di adeguamento che ogni forma di cambiamento richiede, quanto mai attuale oggi. Un terreno comune di ricerca, orientato alla contemporaneità e al ruolo politico dell’arte, che Baia Curioni ha acutamente sondato mettendo in risalto come “dolore e gioia possano coesistere e alimentare una capacità di rinascere che ben si adatta a questi tempi di grandi cambiamenti”. Nel suo ampio approfondimento sugli aspetti musicali, Emilio Sala ha delineato il contesto storico e le circostanze biografiche necessarie per una valutazione dell’uomo Strauss, sicuramente opportunista che ebbe modo di cavalcare l’enfasi del regime ma ne rimane vittima, colpito duramente anche in ambito famigliare. Quello delle Metamorphosen è un tema enigmatico che da sempre sollecita le interpretazioni più varie ed estreme e che si sviluppa tramite elementi compositivi di straordinaria complessità. Una sublime convivenza di profondo compianto e luminosa bellezza musicale, con lo sguardo rapito dall’immagine di una nazione distrutta dalla guerra. “All’inizio cita se stesso, procede con una sequenza di gesti reminiscenti, fatta di macerie musicali reinterpretate in un percorso di integrazione e autoriconoscimento – ha precisato Emilio Sala – che si materializza con la citazione del finale della marcia funebre di Beethoven, sottolineata dall’annotazione autografa In memoriam!. Opera di rigorosa costruzione capace di dare vita logica a tutte le tessere del mosaico di materiali preesistenti che manifesta una nuova sensibilità funebre: pacificata e funerea. Un’esperienza apocalittica con una grande forza catartica e di pacificazione finale”. Di un tale capolavoro, capace di coniugare la molteplicità dei linguaggi artistici, Marco Rizzi con gli eccellenti musicisti dell’Orchestra da Camera di Mantova hanno offerto un’interpretazione magistrale, alimentata da una sensibilissima partecipazione emotiva, capace di generare una altrettanto viva adesione del pubblico del Bibiena, opportunamente riconoscente con lunghi, entusiastici applausi. (gmp)