La forza del destino inaugura il XXII Festival Verdi

PARMA La forza del destino, melodramma in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave dal dramma Don Álvaro o La fuerza del sino di Ángel Perez de Saavedra, inaugura il XXII Festival Verdi giovedì 22 settembre 2022, ore 19.00, al Teatro Regio di Parma (recite sabato 1 ottobre, ore 19.00, domenica 9 ottobre, ore 19.00, domenica 16 ottobre, ore 16.00). L’opera, dedicata a Renata Tebaldi nel centenario della nascita, va in scena in un nuovo allestimento in coproduzione con il Teatro Comunale di Bologna, il Teatro Massimo di Palermo, Opéra Orchestre National Montpellier Occitaine con la regia, le scene e i costumi di Yannis Kokkos, al suo debutto in quest’opera verdiana e per la prima volta al Teatro Regio e al Festival Verdi, la drammaturgia di Anne Blancard, le luci di Giuseppe Di Iorio, le coreografie di Marta Bevilacqua, i video di Sergio Metalli.
Roberto Abbado sul podio dell’Orchestra e Coro del Teatro Comunale di Bologna, maestro del coro Gea Garatti Ansini, dirige la partitura dell’opera nella versione per Milano 1869, edizione critica a cura di Philip Gossett e William Holmes, the University of Chicago Press, Chicago e Universal Music Publishing Ricordi srl, Milano. In scena Liudmyla Monastyrska (Donna Leonora), Gregory Kunde (Don Alvaro), Amartuvshin Enkhbat (Don Carlo di Vargas), Marko Mimica (Padre guardiano), Roberto de Candia (Fra’ Melitone), Annalisa Stroppa (Preziosilla), Andrea Giovannini (Mastro Trabuco), Marco Spotti (Marchese di Calatrava), Natalia Gavrilan (al debutto nel ruolo di Curra), Jacobo Ochoa (al debutto nel ruolo di Un alcade), Adolfo Corrado (Un chirurgo).

Composta nell’autunno 1861 e rappresentata per la prima volta a San Pietroburgo nel novembre 1862, La forza del destino fu oggetto di revisioni sia testuali sia di tessuto musicale, dovute alle perplessità sollevate dopo le recite europee sul finale che molti ritenevano terminasse con troppi assassinii in scena. La seconda versione della Forza andò in scena alla Scala di Milano il 27 febbraio 1869, con grande successo.
“La forza del destino rappresenta l’autentica svolta verdiana dopo il lungo periodo concluso con l’equilibrata e sintetica soluzione drammaturgica di Un ballo in maschera – spiega Giuseppe Martini. Innanzitutto il libretto gli fornì l’occasione per accentuare i chiaroscuri fra elementi comici e drammatici […]. Di pari passo si accentua l’interesse per una struttura a episodi laterali, del resto necessaria per dilatare il periplo di Don Carlo alla ricerca della sorella, pur senza rinunciare alla consueta scansione a numeri chiusi. In questo modo si offrivano a Verdi occasioni per una variazione di linguaggi musicali all’interno della stessa vicenda, passando dalla quotidianità delle scene di Melitone e Trabuco alla sublimità come quella della vestizione di Leonora, fino al demoniaco dell’Alvaro finale pietroburghese. Il tema caro a Verdi del destino indifferente ai sentimenti umani si concretizza perciò questa volta in un panorama di varia umanità, affidato anche a una componente corale dai sentimenti articolati e differenziati che accentua la dispersione dei singoli drammi umani, in una pienezza di vita collettiva che lascerà profonde tracce non solo nel teatro russo del secondo Ottocento”.

“Le ragioni per cui ho preferito quella scaligera sono almeno due – scrive nelle note di direzione Roberto Abbado, Direttore Musicale del Festival Verdi. La prima è che la parte del tenore, già difficile e lunghissima, nella versione originale diventa addirittura massacrante. La seconda, che il finale di Milano è infinitamente più bello e più toccante. Quando Verdi rimetteva mano a una sua opera, quasi sempre la migliorava […]. Ho diretto l’opera una volta sola, a San Francisco nel ’92. Riaprendo la partitura, mi sono subito ricordato di averla studiata bene, perché ci ho trovato l’analisi armonica molto accurata che le avevo dedicato. Nel frattempo, è stata pubblicata l’edizione critica, che ovviamente è quella che utilizziamo a Parma. Quindi ho dovuto ristudiare e riannotare l’opera da capo, e non è stato un lavoro di poco conto. Spero, dopo tutti questi anni, di avere maggiore confidenza con un’opera che, se è difficile per i cantanti, non lo è di meno per il direttore, per quanto è lunga, complessa e, direi, variegata”.

“Un’opera epica e intima, che ci porta in un mondo di violenza e passione – scrive il regista Yannis Kokkos. “Irruzione di eventi improbabili, situazioni incredibili, colpi di scena diventano perfettamente coerenti grazie al genio musicale e drammatico di Verdi. Una maledizione paterna che ricade su tutti i personaggi, una fatalità implacabile che grava su Don Alvaro, questo principe mezzosangue di un regno lontano, perseguitato dalla discriminazione razziale e spinto dall’oscura determinazione dell’eroe romantico, dall’odio implacabile che il fratello di Leonora prova, un odio ossessivo per Alvaro, il suo amante, così ben descritto nel racconto di Joseph Conrad The Duelists. Un odio che crea un’atmosfera di assoluta violenza e che diventa il destino dello stesso Don Carlo, di Don Alvaro e di Leonora. È ovviamente importante fondare la lettura dell’opera sulla sua duplice dimensione militare e religiosa: la materialità della guerra e la trascendenza spirituale incarnata da Padre guardiano. Temi che risuonano fortemente oggi. Interno dominato dalla figura del padre, locanda che permette gli incontri più ambigui, convento, rovine di guerra, paesaggi desertici compongono uno spazio mentale, spesso espressionista, che mescola epoche, si libera dalla realtà e apre le porte del fantastico. Allo stesso modo, i costumi, nobili e contadini, dei civili e dei soldati, passano attraverso il tempo. Rappresentare quest’opera molto speciale per il Festival Verdi di Parma nel 2022 è un segno di speranza”.
Elide Bergamaschi