La storia dell’arte come una storia della comunicazione

MANTOVA  La storia dell’arte come una storia della comunicazione, soprattutto attraverso i ritratti. È il fil rouge del nuovo libro di Giovanni Pasetti, “Figure smarrite. Cronaca di una passione” (ed. Scripta), presentato insieme a Veronica Ghizzi a Casa Andreasi. Il testo contiene cento opere, tra cui una dozzina di sculture, suddivise in cinque cammini cronologici che vanno dall’Antichità ai giorni nostri, raccontate attraverso saggi e schede, che fanno parte della collezione della famiglia Pasetti. La narrazione per immagini, per forza di cose anche autobiografica, da un lato vuole mettere in risalto l’importanza della raffigurazione della figura umana nel corso dei secoli “prima dell’avvento delle installazioni”, dall’altro fare una sorta di opera di recupero di quei lavori che cercano di sopravvivere in un complesso mercato dell’arte. In copertina un dipinto, rigorosamente anonimo, della Cacciata di Adamo ed Eva. “Le opere fisiche sono come in una cascata, se non vengono acquistate si degradano di mano in mano e, per me, recuperarle significa riconquistare anche una piccola parte di creatività”, ha spiegato Pasetti. L’ex consigliere delegato alla Cultura del Comune di Mantova, ha impiegato due anni per arrivare alla stesura definitiva del testo. “Anche l’arte astratta, che nasce da una trasfigurazione della realtà, è ancora uno specchio dell’anima”, ha proseguito Pasetti. “Più un’opera è particolare e meno c’è il rischio che sia falsa, avvicinandosi allo stile dell’artista”, ha precisato lo scrittore che ha presentato, tra gli altri, anche lavori di Giovanni Boldini, Giacomo Balla e Alighiero Boetti. Tra le sculture ci sono pure dei volti, simili a maschere, in cui si riconosce spesso una drammatizzazione della figura umana. “Le sculture di prestigio si individuano attraverso un piccolo trucco: illuminandole in maniera differente la loro immagine cambia”, ha concluso Pasetti che ha sviluppato questa sua passione collezionistica negli ultimi venti anni.