Scarpati-Solarino per un classico che non tramonta mai

MANTOVA Un classico che non perde mai di attualità va in scena questa sera al Teatro Sociale. È “Misantropo”, commedia di Molière, prodotto dalla compagnia napoletana Gli Ipocriti, interpretata da Giulio Scarpati e Valeria Solarino con la regia di Nora Venturini.
Qual è il carattere più attuale del suo personaggio?
Giulio Scarpati: “l’indignazione per la società e quella forma di ipocrisia che allora contraddistingueva le corti e oggi si mette in atto nei confronti del potere politico. Alceste vuole che si dica sempre la verità”.
Valeria Solarino: “la superficialità che incarna Celimene è quella delle corti del passato ma un tratto forte anche del nostro tempo come il culto dell’apparire e la necessità di ottenere il consenso degli altri a prescindere da chi siano gli altri”.
C’è un rischio a portare sul palcoscenico un lavoro che va in scena da più di trecento anni?
G.S.: “se dopo tanti anni non è cambiato nulla, il pericolo è di ingenerare una sorta di sfiducia e di pessimismo nel pubblico. D’altronde i classici sono quei testi che parlano al presente al futuro”.
V.S.: “non penso a un rischio. Un classico è universale e parla agli individui di tutte le epoche”.
Cos’è l’amore?
G.S.: “il completamento assoluto della vita, uno stravolgimento piacevole. In questo “Misantropo” viene ulteriormente approfondito il rapporto uomo-donna”.
V.S.: “il motore di tutto, inteso non solo nel rapporto tra due persone quanto come spinta verso gli altri il proprio lavoro”.
Un pregio e un difetto del suo compagno di scena?
G.S.: “Valeria è una professionista molto rigorosa e lavora con un impegno e una dedizione assoluti. Non posso trovare difetti a colei che si occupa di me anche nelle fasi organizzative della tournee”.
V.S.: “Giulio è una persona straordinaria, prima ancora di un grande attore. Il difetto? Si dimentica le cose e perde il senso dell’orientamento”.
Teatro o tv?
G.S.: “il palcoscenico è un luogo di assoluta libertà. In “Misantropo”, Alceste dice quello che pensa e questo è liberatorio per un attore. La popolarità televisiva, è indubbio, mi ha permesso di fare scelte professionalmente anche più rischiose”.
V.S.: “il teatro offre un rapporto di unicità con il pubblico, sul palcoscenico si ha come la sensazione di fare qualcosa tutti insieme. Peccato che arrivi a poche persone a differenza invece della tv e del cinema a cui, però, manca questo rapporto diretto”.
Conosce Mantova?
G.S.: “sono stato diverse volte nella città virgiliana non solo per impegni teatrali ma anche per presentare il mio libro sull’Alzheimer dedicato a mia madre”.
V.S.: “mia madre da bambina mi portava con mio fratello a visitare le città d’arte e Mantova è stata una di queste. Mi ha già fatto tutto l’elenco dei luoghi che dovrò rivedere”.
I suoi progetti futuri?
G.S.: “un cortometraggio di cui, per la prima volta, mi occuperò anche della regia. È ispirato a Gianni Rodari di cui nel 2020 ricorre il centenario della nascita. L’istruzione è un valore fondante delle coscienze per dare ai giovani quel senso di libertà e creatività per non ragionare per schemi e creare una coscienza critica maggiore al fine di eliminare qualunque pericolo di assolutismo, dittatura e pensiero unico”.
V.S.: “sto girando una serie tv con Daniele Vicari, L’alligatore, e in primavera spero di riprendere Rocco Schiavone”.
Un consiglio per i giovani che vogliono avvicinarsi al teatro?
G.S.: “bisogna cambiare il mondo di comunicare il teatro, non è uno spettacolo di élite. Sono contrario al coinvolgimento in massa dei giovani, piuttosto preferisco un dialogo tra le generazioni che forse oggi si parlano troppo poco”.
V.S.: “è un lavoro che devi sentire dentro, non si può consigliare. Piuttosto invoglierei i giovani ad andare a teatro per avere il tempo di fermarsi a riflettere e farsi una propria opinione sulle cose”.
Qual è il suo rapporto con i social network?
G.S.: “non ho nessun profilo ufficiale. Davanti un tramonto si preferisce fotografarlo e postarlo invece di godere il momento. È come perdere la bellezza di vivere la vita momento per momento piuttosto della rappresentazione continua della vita”.
V.S.: “ho Instragram, lo uso per comunicare, giocare e divertirmi anche se mi fa un po’ paura questo nuovo modo di stare al mondo, come fosse quasi una sostituzione. Non si può confondere con la comunicazione reale degli affetti e dei sentimenti”.