MANTOVA – “Il mio è uno spettacolo senza parolacce, mia mamma ci tiene sempre a ricordarmelo e quindi io lo dico”.
Lo spettacolo è “Profilo Basso” in scena al Teatro Sociale il 1° marzo (inizio ore 21). Lui, il protagonista, è Federico Basso, cinquantenne comico torinese, che porta sul palco un monologo che raccoglie gli anni di esperienza accumulati nei teatri e nelle trasmissioni televisive più popolari.
Federico, è la tua prima volta a Mantova?
“Sì, sia dal punto di vista personale che professionale. Sono molto emozionato di esibirmi in un teatro così prestigioso e spero di avere anche il tempo di approfondire la conoscenza della città”.
Cosa ci dobbiamo aspettare dal tuo spettacolo?
“Torno sulla questione del linguaggio. È uno spettacolo adatto a tutte le fasce d’età, parlando in termini di orari televisivi. Inoltre non coinvolgo direttamente il pubblico. Perché diciamolo, molti hanno il terrore di essere trascinati sul palco. Nel cabaret non c’è mai la corsa alle prime file. Un po’ come a scuola, si tende a sedersi dalla seconda e terza fila. Purtroppo per questo spesso le prime file rimangono vuote ed è brutto per un artista. Per questo voglio il buio assoluto in sala, non voglio vedere”.
Teatro e televisione. Come cambia l’approccio?
“A cambiare non è il contenuto ma la confezione. Ogni strumento ha una grammatica diversa. Il teatro ha un’atmosfera più rilassata, poi ci sono trasmissioni come Zelig dove il pensiero va a chi ti sta guardando da casa, una platea molto più numerosa. Tutto scompare con i social dove non hai un feedback immediato come può essere un applauso o una risata. Ti servono anche per aggiustare il tiro”.
Vuoi dire che riesci ad adattare lo spettacolo alla reazione del pubblico?
“Il pubblico è un animale senza testa, non sai come può reagire a quello che dici. Ci sono diverse variabili, a cominciare dal periodo dell’anno. Il punto di arrivo rimane lo stesso, però si può variare la rotta. Un po’ come il navigatore in automobile”.
Quando hai scoperto la tua passione per lo spettacolo?
“La mia passione deriva da una formazione avvenuta attraverso i grandi show del sabato sera su RaiUno, quelli con Beppe Grillo e il trio Marchesini, Lopez e Solenghi. In mezzo un diploma da perito elettronico che mi ha un po’ allontanato dalla via corretta. Poi ho cominciato con l’improvvisazione teatrale fino ad arrivare al cabaret. Sono sempre stato autore di me stesso. All’inizio è stato un po’ un salto nel vuoto, 90% paura e 10% divertimento. L’obiettivo è ribaltare quelle percentuali. Un po’ di paura rimane sempre, nessuno è mai salito sul palco senza ansia”.