La New York di Anna Ottani Cavina

MANTOVA Nel 2001 le Fruttiere di Palazzo Te ospitarono una mostra bellissima, “Un paese incantato. L’Italia dipinta da Thomas Jones a Corot”, quasi duecento capolavori dipinti tra il 1780 e il 1830 da pittori stranieri giunti in Italia seguendo la consuetudine del Gran Tour – e rimasti “incantati” dalle nostre meraviglie naturalistiche e storico artistiche. La mostra era stata curata da Anna Ottani Cavina , docente di Storia dell’Arte alla Johns Hopkins University e professore emerito all’ Università di Bologna. Oggi, a distanza di 18 anni, la stessa Ottani Cavina ha aperto l’incontro mantovano con un omaggio alla splendida cornice del Teatro Bibiena, ricordandolo come “uno dei pochi teatri settecenteschi ancora intatti, a differenza ad esempio, del Gran Teatro La Fenice” e citando Mozart, che a Mantova si esibì appena 13enne. Anna Ottani Cavina ha proiettato le immagini del suo ultimo libro-catalogo, edito da Adelphi, “Una panchina a Manhattan” ed ha spiegato ad una platea al gran completo, come il titolo richiami i suoi trascorsi da ricercatrice all’Università di New York: la “panchina” simbolo dei film di Woody Allen in Whashington Square Park, richiama la sua formazione americana “meno accademica” e ai ricordi legati al suo grande maestro Federico Zeri. Un excursus su pittori e scultori francesi e spagnoli come Velazquez, La Tour, passando Fussli e Ruskin , che testimonia un’arte quasi concettuale, “ritratti laici ma con una dignità sacrale”, sculture che “fanno da detonatore” ad una pittura più carnale e che ci possono fornire una nuova chiave di lettura sulla storia dell’arte, diversa da come ci è stata raccontata dai manuali scolastici. Alla fine dell’incontro, incalzata dalle numerose domande, la Cavina ha espresso una riflessione sullo stato dei nostri musei, sulla necessità di reperire aiuti finanziari anche privati, come in America.
Francesca Malavasi