Anche Mantova ha aperto le porte alla ‘Ndrangheta

MANTOVA – “Se mi presento a casa vostra e busso, se mi aprite entro, altrimenti rimango fuori”. La denuncia di Nicola Gratteri, magistrato da trent’anni in prima fila nella lotta alla mafia calabrese, e Antonio Nicaso, docente universitario che da trent’anni le dedica la propria attività di studioso in occasione della presentazione del loro libro “La rete degli invisibili”, prima a Mantova e poi a Suzzara, è forte e chiara.
“Le mafie non sono un corpo estraneo alla società, non sono strutture statiche, la società civile avanza, loro avanzano, cambiano con le abitudini, gli usi e i consumi”, ha spiegato Gratteri, “studiano i comportamenti e le reazioni agli stimoli per interagire soprattutto con il mondo imprenditoriale, politico e della pubblica amministrazione”. Poi il pericolo di territori come quello mantovano. “Negli ultimi anni le mafie entrano senza sparare”, ha proseguito il magistrato, arrivato nella Sala degli Stemmi sotto scorta, “sono interessate a luoghi come la provincia di Mantova dove si sta meglio della Calabria e quindi è più facile, per esempio, fare riciclaggio. La società civile ha un ruolo: può essere attiva o passiva. La ‘ndrangheta è venuta al Nord perché gli è stata aperta la porta, ci si è messi al tavolo con loro e si è parlato di business. Se un tondino di ferro si è sempre pagato 100 e arriva qualcuno che lo offre a 60 non si può far finta di non capire. È come nascondersi dietro una foglia di fico. La ‘ndrangheta è la mafia più ricca dell’Europa occidentale, non è venuta al Nord per arricchirsi ma per giustificare la propria ricchezza”. Ecco allora l’invito agli imprenditori e ai politici. “Occorre evitare scorciatoie, dobbiamo allenarci a essere coerenti tra quello che diciamo e quello che facciamo, a essere rigidi con noi stessi”, ha detto Gratteri che lotta contro le mafie dal 1986. “Le mafie sono quello che lo stato ha voluto che fossero, una sorta di braccio armato del potere”, ha aggiunto Nicaso, al 18esimo libro con il magistrato, “hanno la capacità di fare sistema con doti relazionali e di adattamento che coniugano tradizione e innovazione. Produrre simboli, miti e riti significa creare identità e senso di appartenenza. La ‘ndrangheta si è globalizzata perché è riuscita a ricostruire nel mondo quello che ha fatto in Calabria”. Infine, l’attacco all’UE.
“L’Italia è molto debole in Europa, gli stati europei non hanno capito che quello delle mafie è un problema continentale. Anzi, ci ostacolano dicendo che un individuo non può rimanere in carcere tutta la vita”, ha concluso Gratteri, “La prescrizione? Sono contrario. Uno stato serio non può andare avanti con questi espedienti”.

Tiziana Pikler