Energia, Coldiretti Mantova: boom dei prezzi mette in ginocchio zootecnia

MANTOVA  – È allarme per il caro-energia che sta colpendo le imprese agro-zootecniche mantovane, con impennate dei costi anche superiori al 230% nel giro di un anno. In particolare, sottolinea Coldiretti Mantova, il boom si è verificato nel giro di boa fra giugno e luglio di quest’anno, con prezzi che stanno spingendo alcuni allevatori a chiedere la rateizzazione dei pagamenti.

“La nostra organizzazione sta registrando un incremento dei prezzi dell’energia che rischiano di mettere in ginocchio le aziende – sottolinea Fabio Mantovani, vicepresidente di Coldiretti Mantova (nella foto) –. Vi sono realtà nel segmento delle stalle da latte che hanno visto schizzare i conti dell’energia da 13-14mila euro a 33-34mila. Altre aziende sono cresciute da 24mila a 58mila, mentre abbiamo visto un caso di una realtà di piccole dimensioni che ha visto lievitare i costi da quasi 2mila euro a quasi 12mila”.

Molto dipende dal tipo di contratto sottoscritto per la fornitura dell’energia elettrica, evidentemente, ma fatto sta che con questi salassi è sempre più difficile mantenere in equilibrio i conti economici e i bilanci. “Assistiamo al paradosso di imprese agricole che hanno installato il fotovoltaico sui tetti, ma non possono procedere con l’allacciamento per questioni burocratiche”, prosegue Mantovani, a sua volta allevatore di vacche da latte a Goito.

L’aumento del prezzo del latte, per il quale l’impegno di Coldiretti Mantova è stato determinante, rischia di non essere sufficientemente remunerativo. “Un anno fa il costo di produzione medio di un litro di latte alla stalla si aggirava sui 43 centesimi, mentre adesso un contratto da 55 centesimi copre a malapena le spese e, di questo passo, con il boom dell’energia elettrica e del gas, il prezzo sottoscritto di 60 centesimi potrebbe per alcune stalle non bastare”, afferma l’Ufficio tecnico di Coldiretti Mantova. Impossibile, poi, rivalersi sui prezzi al consumatore, per non compromettere le vendite e per non mettere in difficoltà i bilanci delle famiglie italiane, che comunque sono chiamate a fronteggiare un’ondata generalizzata degli aumenti.

Non va meglio nel comparto suinicolo, dove “il costo dell’energia è quadruplicato, al punto che i calcoli relativi al costo di produzione alla stalla di un chilogrammo di carne di maiale sono passati da 2,02 euro a circa 2,20 euro di media”, afferma Claudio Veronesi, suinicoltore di Sustinente. “Ci aspettiamo che i prezzi dei fertilizzanti, dell’energia e della razione alimentare si manterranno purtroppo su valori elevati almeno fino alla prossima primavera, tanto che il timore nel nostro settore è che diverse aziende o chiuderanno le porcilaie o passeranno in soccida”, teme Veronesi.

Massimo Boschini, produttore di uova con 500mila galline a Roverbella e presidente del Consorzio avicolo lombardo, è allarmato. “Non siamo industrie che possono sospendere la produzione per qualche mese – lamenta Boschini -. Dobbiamo garantire la corretta ventilazione nei capannoni e la giusta temperatura, non produciamo carta o ceramiche, ma alleviamo animali”.

Anche per Boschini la bolletta dell’energia elettrica è stata un salasso. “L’anno scorso a luglio ho pagato circa 8mila euro, con una quota maggiore di consumi – spiega -. Quest’anno sono passato a 16mila euro, oltre naturalmente all’Iva. E per il mese di agosto, con i rincari quotidiani, mi aspetto di arrivare a superare i 25mila euro. Vale per me, ma per tutti gli altri colleghi, in un comparto come quello avicolo già in sofferenza per la recente crisi dell’influenza aviaria”.

Una delle strade per tagliare i costi energetici sono le energie rinnovabili, ma la burocrazia sta frenando gli investimenti. “Sono appena stati pubblicati i decreti attuativi in notevole ritardo rispetto alle attese – chiosa Mantovani –. Nel frattempo le nostre aziende valutano di rateizzare le bollette, sapendo che è una scelta più onerosa dal punto di vista economico. Serve un intervento dello Stato e una politica condivisa a livello comunitario”.

Anche l’ortofrutta soffre i rincari energetici. E se c’è chi grazie al fotovoltaico e a una ottimizzazione dell’utilizzo degli spazi climatizzati riesce a contenere i costi, diversa è la situazione di chi deve gestire il funzionamento di celle frigorifere per la conservazione di mele o pere. “Rispetto all’anno scorso la spesa energetica è raddoppiata e non sappiamo fio a che punto potrà ancora salire – afferma Pier Paolo Morselli, presidente di Corma, la cooperativa ortofrutticola di San Giovanni del Dosso -. Stiamo valutando per abbattere i costi un impianto fotovoltaico da 300 o 600 kw, così da utilizzare energia pulita in autoconsumo e contenere la spesa, visto che oggi la bolletta energetica pesa per un 30-40 per cento del bilancio”.