Morì andando in ambulatorio, condannato il medico di guardia

HINTERLAND – Hinterland Una tragedia che suscitò non poco clamore all’epoca dei fatti, e che col senno di poi forse si sarebbe potuta evitare. La triste vicenda, di cui la Voce si era occupata all’indomani dell’accaduto, risale alla notte di Capodanno di tre anni fa, quando Arnolfo Volponi, pensionato 70enne con un lungo passato come cuoco sulle navi da crociera, dopo aver trascorso la serata a Villimpenta insieme ad alcuni amici comincia a respirare male e a tossire con insistenza. Decide così di telefonare al 118 che, come da protocollo, gira la chiamata al medico di base E.K., quella notte in servizio come Guardia Medica presso il presidio di via Raffa. «Ho 70 anni e sono cardiopatico. Chiamo perché non mi sento bene. Fatico a respirare, potete aiutarmi?». Il sanitario, però, si limita a suggerirgli di andare a prendere la ricetta per uno sciroppo. Volponi cerca di spiegare che si trovava distante e senza auto e avrebbe quindi fatto fatica a muoversi, ma il consiglio che si sente ripetere rimane lo stesso. Pur contrariato dalle indicazioni ricevute, il 70enne, nonostante le precarie condizioni di salute e il gelo, non ha altra scelta che salire in sella alla sua bici per percorrere i chilometri che separano la sua abitazione dal presidio medico. Ma purtroppo non fa in tempo: il suo cuore cessa di battere lungo il tragitto, ad un centinaio di metri dal luogo dove avrebbe potuto salvarsi. Il suo corpo, ormai senza vita, venne ritrovato alle 3.30 dai carabinieri di Nogara. Una morte, come in seguito accertato dall’autopsia, dovuta ad una «aritmia cardiaca in corso di scompenso cardiaco in soggetto affetto da cardiopatia ischemica cronica post-infartuale». Nessuno, però, si recò da lui per soccorrerlo, ragion per cui a seguito della segnalazione dei carabinieri la Procura scaligera si attivò immediatamente, aprendo un fascicolo d’inchiesta. Le accuse mosse dal sostituto procuratore Alberto Sergi nei confronti del sanitario furono di “omissione in atti d’ufficio e di morte come conseguenza di altro reato”. Dal canto suo, la difesa sosteneva invece che il dottore non aveva l’obbligo di approfondire i sintomi del pensionato perché il caso era già stato valutato dall’operatore del 118 come non grave. Tesi rigettata dal giudice dell’udienza preliminare Paola Vacca, poichè «un medico con specifica competenza professionale, al quale il Volponi esponeva chiaramente di avere difficoltà respiratore, ha scelto consapevolmente e deliberatamente di ignorare quanto gli veniva detto, senza procedere con i necessari approfondimenti». E il Gup, concludendo, ha evidenziato che se anche non poteva spostarsi dall’ambulatorio, il medico avrebbe dovuto in ogni caso attivare l’intervento. Si è trattato, quindi, di «una condotta negligente che ha determinato con elevatissimo grado di probabilità la morte prematura del 70enne». Il medico 47enne è stato condannato a due anni e 8 mesi.

Matteo Vincenzi