Nella bacheca della chiesa la lettera di una fedele che si “dissocia” dal Papa

La lettera nella bacheca della chiesa

VILLIMPENTA – «Mi scuserete se lascio qui questa lettera per trasmettere il mio disagio, da credente praticante e parrocchiana, nei confronti di Papa Bergoglio. Un disagio che non riesco più a nascondere dopo che anche domenica scorsa il nostro Pontefice non ha speso una parola per i cristiani perseguitati e uccisi».
È questo l’incipit della missiva apparsa domenica scorsa nella bacheca parrocchia di Villimpenta, quella posta a fianco della chiesa centrale di San Michele Arcangelo. A firmarla una misteriosa «parrocchiana», sulla cui identità nel pomeriggio le voci hanno cominciato ad accavallarsi, dando vita ad un dibattito tra chi ha disapprovato l’iniziativa e chi, invece, ne ha sposato il messaggio.
L’autrice parte dalla “famosa” lettera di sfiducia che un gruppo di teologi, intellettuali ed ecclesiastici cattolici aveva recentemente inviato ai vescovi del mondo affinchè convenissero sulla necessità di fare dimettere Papa Francesco, accusato di posizioni eretiche. «Non ho la cultura né la preparazione per addentrarmi in temi più grandi di me, ma posso moralmente e coscientemente aderire al malumore generale di tanti credenti nei confronti di un Pontefice che oltre a negare una serie di verità, pur consapevole che la Chiesa le insegna in quanto rivelate da Dio, ha generato una delle peggiori crisi nella storia della Chiesa cattolica».
Nella seconda parte dello scritto sono contenute una serie di intenzioni di preghiera in netta contrapposizione con quello che sarebbe l’operato del Pontefice, a cui l’autrice si rivolge nel seguente modo.
«Sua Santità, prendo atto da piccola credente quale sono che l’unico tema che le sta a cuore è quello dei migranti. Sono in difficoltà, e come me tanti italiani. Perché per Lei gli operai che perdono il lavoro, i commercianti e gli artigiani costretti a chiudere per sempre, gli imprenditori strozzati dalle tasse che si suicidano, i terremotati rimasti senza casa e le donne massacrate da mariti, compagni (o da coloro che entrano clandestinamente nel nostro Paese), non sono mai argomenti meritevoli di menzione. E non voglio parlare della Sua posizione “ambigua” sul ruolo della famiglia tradizionale, che mai come oggi meriterebbe sostegno, o dell’assordante silenzio nei confronti di chi disprezza il crocefisso al punto da volerlo bandire».
Una missiva che nella fattispecie contesta le linee dottrinali del Santo Padre, sintetizzando le perplessità sollevate a più riprese dal fronte “tradizionalista”, e che termina con la critica più robusta: «Troppa politica. Mi scusi, ma non rappresenta più la mia fede».
Questa la chiosa va ben capire come la pensa questa donna rispetto alla quello che secondo lei sarebbe diventata ora la chiesa cattolica.

Matteo Vincenzi