VILLIMPENTA L’iniziativa è certamente coraggiosa, ma anche lodevole. Non una semplice esibizione alla ricerca di una scarica di adrenalina, ma un’impresa dalla finalità benefica, a sostegno dell’Aido, l’associazione che presiede e che conta circa 700 iscritti. E parlare di impresa non è affatto esagerato, perché lanciarsi col bungee jumping da più di 150 metri di altezza non è cosa da tutti. Lui è Nicola Stefano Tuzza , medico-dentista con studio a Villimpenta, ex guardia medica al Pronto soccorso dell’ospedale “Stellini” di Nogara, nonché presidente della sezione Aido di Nogara e Gazzo Veronese. Ma anche impavido sportivo e appassionato di montagna, al punto da gettarsi nel vuoto dopo essersi fatto legare con una corda elastica il tronco e le caviglie. «Il gesto», dice il medico, «nasce per pubblicizzare l’Aido (non bisogna dimenticare che migliaia di persone sono in attesa di ricevere organi e il Servizio sanitario nazionale può solo guadagnare da questi atti di generosità, ndr»), ma soprattutto per raccogliere fondi poiché per mantenere in vita la nostra sezione ci sono costi che spesso sono costretto a pagare di tasca mia. Sapendo che molti seguono la mia pagina Facebook, ho chiesto loro di visualizzarmi». Il lancio è avvenuto domenica scorsa in provincia di Biella, al viadotto della Pistolesa, conosciuto anche come Colossus di Veglio. Un manufatto, costruito tra il 1972 e il 1973, dagli anni Novanta è stato trasformato nel primo centro permanente italiano per la pratica del bungee jumping. Ad accompagnare il medico sessantenne in questo “rituale d’iniziazione” c’era Matteo Morotto , esperto jumper. Prima di lanciarsi, Tuzza s’è lasciato andare ad una frase che ha suscitato simpatia e sorrisi tra i presenti: «Tanto se more ‘na olta sol (tanto si muore una volta solo, ndr)». Il lancio è durato pochi secondi, alla velocità di quasi 110 km/h. Una promessa mantenuta, una prova fuori dal comune per provare cosa vuol dire lasciarsi attrarre dalla forza di gravità in modo così vertiginoso.
Matteo Vincenzi